Venerdì, 3 Maggio 2024

Giudiziaria

La disavventura di un manduriano assolto in appello

Assolto dopo 7 anni dall’accusa di rapina

Tribunale Tribunale | © La Voce di Manduria

L’avere accompagnato il fratello che doveva rivendicare un torto subito, sono costati sette anni di processo e una condanna a tre anni di reclusione, l’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento delle spese di giustizia. Il calvario per il manduriano Antonio F. di 47, accusato di rapina per il possesso di una autovettura, è finito l’altro ieri con l’assoluzione da parte della Corte d’Appello del tribunale di Taranto per non aver commesso il fatto. Il suo avvocato di fiducia, Cosimo Micera, ha ribaltato la sentenza di primo grado facendo emergere delle profonde incongruenze della presunta vittima che in sede di interrogatorio si è contraddetto in più parti convincendo i giudici dell’appello ad emettere l’assoluzione con la formula piena dell’imputato.

La vicenda che risale al 2013 e nella quale era coinvolta una concessionaria auto usate della provincia di Brindisi, era iniziata con l’acquisto di un’autovettura dalla Germania. Ad acquistarla, su incarico della concessionaria, era stato il fratello dell’imputato il quale, prevedendo un suo profitto, aveva pagato l’autovettura con il suo denaro intestandosi il bene. Tornato in Italia aveva consegnato l’auto alla concessionaria in attesa di ricevere la provvigione. A quanto pare il rivenditore avrebbe consegnato la macchina al cliente facendosi pagare il prezzo pattuito.

Dopo inutili tentativi di riavere il maltolto, l’intermediario, intenzionato a riappropriarsi dell’autovettura a lui intestata, si sarebbe fatto accompagnare dal fratello Antonio a casa di chi si era impossessato della macchina. Dopo una discussione, evidentemente con toni accesi, l’intestatario dell’autovettura è rientrato in possesso della macchina che aveva pagato al rivenditore tedesco. Dopo qualche ora, la presunta parte lesa si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Manduria lamentando contusioni e denunciando di essere stato aggredito dai due fratelli.
Evidentemente, almeno per quanto riguarda il 47enne difeso da Micera, le cose sarebbero andate diversamente. Antonio F., infatti, ha sempre dichiarato di essersi mantenuto a distanza dalla discussione e di non aver mai partecipato all’aggressione così come sosteneva la vittima.

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2 commenti

  • Giancarlo
    dom 21 febbraio 2021 05:15 rispondi a Giancarlo

    Purtroppo la Legge non prevede il rito Salomonico (altrimenti sai quanto sfoltimento nel sottobosco degli avvocati). Sarebbe infatti bastato che il giudice ordinasse la distruzione dell'auto, con il ristoro da parte dello Stato di 1/4 a ciascuno dei due contendenti. La persona che avrebbe così intascato i l quarto non dovuto, avrebbe esultato e non si sarebbe opposta. Non così per il povero Cristo che ha davvero pagato il bene, che avrebbe perso quel quarto del prezzo (che doveva essere importante, se un tizio è andato a far valere arbitraiamente le proprie ragioni, senza voler passare da denuncia e giustizia civile/penale). Va da sè che con altro rito si sarebbe poi tagliata la mano al malfattore rivelatosi.

  • stuetuku
    sab 20 febbraio 2021 02:35 rispondi a stuetuku

    VIDEO VIDEO FARE VIDEO CHE PROVA LA VERITAì ASSOLUTA. SOLO PRESENTARSI A CASA DELLA CONTROPARTE DEL DIVERBIO SI PASSA PER AGGRESSORI. VERO O FALSO CHE SIA.

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