Martedì, 19 Marzo 2024

Salento Puglia e mondo

La prima sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto da Tarantino e confermato la sentenza emessa dal gup Michele Toriello che dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce.

?Coppia massacrata in casa a Porto Cesareo, condanna all'ergastolo per l'omicida di Manduria

I coniugi assassinati e l I coniugi assassinati e l'omicida | © La Voce

Diventa definitiva la condanna all'ergastolo per Vincenzo Tarantino, 53enne di Manduria, l’autore di uno dei delitti più efferati della storia del Salento: il duplice omicidio di Luigi Ferrari, 54 anni, e di sua moglie, la 55enne Antonella Parente, i coniugi massacrati nella loro abitazione di Porto Cesareo alle prime luci dell’alba del 24 giugno del 2014. La prima sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto da Tarantino e confermato la sentenza emessa dal gup Michele Toriello che dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce.

Le parti civili sono state rappresentate dall’avvocato Giuseppe Bonsegna che, come il procuratore generale, ha chiesto il rigetto del ricorso e che, unitamente agli avvocati Francesco Spagnolo, Gianluca Coluccia, Fiorino Ruggio, Vincenza Raganato, Michele e Giulia Bonsegna, ha già rappresentato figli, fratelli e altri parenti delle vittime anche davanti alla Corte d’Assise d’Appello, in cui l’accusa era stata sostenuta dai pubblici ministeri Claudio Oliva e Giampiero Nascimbeni. La consulenza dello psichiatra Domenico Suma ha escluso che Tarantino fosse incapace di intendere e di volere, nonostante l’uso di cocaina. Innanzi alla Suprema Corte, a a sono valsi i proclami d'innocenza dell'imputato, rappresentato dall’avvocato Antonio Savoia, che ha particolarmente insistito su alcuni aspetti contraddittori delle sentenze di merito e che ha chiesto, perciò, l’anamento della condanna.

“Non dimenticherò mai quello che ho visto in quella casa”, le parole del pubblico ministero Giuseppe Capoccia nella requisitoria con cui aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato. Un lungo viaggio nell’orrore di una vera mattanza, con il rosso del sangue (presente ovunque), simbolo della morte e della ferocia a contraddire la quotidianità di una tavola ancora apparecchiata. L’accusa aveva sottolineato l’assoluta mancanza di resipiscenza dell’imputato, che non ha mai dimostrato alcun pentimento o rimorso. Inoltre, la versione fornita nell’ultimo interrogatorio, con una ricostruzione puntuale e precise dei fatti e le accuse nei confronti di un’altra persona dimostrerebbe l’assoluta lucidità di Tarantino.

Fu un vero massacro quello compiuto in via Vespucci, una strada periferica di Porto Cesareo, nell’abitazione dei coniugi Ferrari. Ben trenta, infatti, i colpi inflitti con un piede di porco, secondo quanto stabilito dall’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Vaglio e dai carabinieri del Ris, a Luigi Ferrari.

L’uomo, con ogni probabilità, cercò di difendersi dalla furia omicida dell’assassino. Una decina, invece, quelli che spezzarono la vita della donna. Uno spettacolo atroce quello che si è materializzò dinanzi alla figlia della coppia, la prima a scoprire i corpi dei genitori riversi in un lago di sangue, con i volti devastati dai colpi inferti. Quello di Tarantino non era certo un volto estraneo per la famiglia Ferrari: è l’ex convivente di una nipote della coppia ferocemente assassinata, con cui aveva avuto screzi e attriti.

Oltre a cercare Tarantino, i carabinieri sentirono un amico del presunto assassino, che lo aveva ospitato due giorni prima. A lui Tarantino aveva già raccontato di voler compiere un furto nell’abitazione della coppia, dove nella cassaforte erano custoditi i soldi per le spese relative al matrimonio del figlio. Il 51enne si recò dall’amico, invitandolo ad accompagnarlo. Dinanzi al rifiuto dell’uomo, decise di recarsi da solo a casa dei Ferrari, portando con sé una scala e gli attrezzi per scassinare la cassaforte, convinto che a quell’ora in casa non ci fosse nessuno. Invece, con ogni probabilità, la coppia fu svegliata dall’irruzione dell’uomo. In Tarantino, che in corpo aveva una dose massiccia di cocaina, scattò una furia omicida. Poi, terminata la mattanza, con gli stessi oggetti scardinò la piccola cassaforte incassata nella parete, come se a fosse. All’interno vi era un’unica banconota da 500 euro.

Tarantino fu fermato mentre viaggiava a bordo della sua auto, sulla strada che da Porto Cesareo conduce a Torre Lapillo e ad alcune delle spiagge più belle della costa ionica. Procedeva tranquillo, aveva da poco mangiato un panino (acquistato in una stazione di servizio), come se l’orrore consumato poche ore prima non lo riguardasse, e quei corpi dilaniati da una furia cieca e assassina fossero lontani. Panino acquistato con una banconota trafugata dall’abitazione delle vittime. Su di essa, infatti, sono state rinvenute tracce molecolari dell’imputato e della coppia.

L’uomo, originario di Manduria (Taranto), ma residente da tempo a Porto Cesareo, parve ai carabinieri come alienato, perso in un mondo parallelo. Erano le 17 di un pomeriggio afoso. Dal duplice omicidio della coppia massacrata in casa alle prime luci dell’alba, erano trascorse solo una manciata di ore. Tante ne bastarono ai carabinieri del comando provinciale di Lecce, per chiudere il cerchio intorno al presunto assassino.

Lecceprima

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