Un inspiegabile cambio di programma sui protagonisti della conferenza con monsignore Edoardo Viganò, prefetto della segreteria per la comunicazione della Santa Sede, svolta venerdì scorso a Grottaglie, accende sui social un dibattito dai toni molto forti che tocca le più alte sfere del Vaticano. Protagonista e incitatore della polemica, è il filosofo e archeologo Pierfranco Bruni, escluso all’ultimo momento dall’incontro con il portavoce del Papa dopo che gli organizzatori dell’evento gli avevano affidato il compito di coordinamento. Per l’impettito Bruni il motivo è chiaro e lo scrive nero su bianco: «Ai padri minimi (organizzatori dell’appuntamento, ndr), è stato dato il diktat sul mio nome nel moderare la manifestazione e pare che sia venuto dalla Santa Sede». Il filosofo inquadra tale comportamento come «un atto di censura e di inquisizione».
Inutile cercare spiegazioni o conferme di quanto è realmente accaduto alla comunità dei padri minimi di Grottaglie o dalle iper disciplinate fonti vaticane. Quello che è certo è che nel manifesto fatto girare inizialmente, ancora reperibile in rete, il nome dello scrittore di origini calabresi compare insieme a quelli di padre Salvatore Palmino, superiore del convento dei padri minimi della città delle ceramiche e della professoressa di lettere del Liceo Moscati di Grottaglie, Marilena Cavallo. Nell’ordine, ai tre coautori era stato affidato il compito di aprire il convegno, coordinarlo e concluderlo. In una ribattuta dello stesso manifesto, poi, il ruolo del coordinatore scompare e quindi anche quello di Bruni.
Per il filosofo, che dietro l’inspiegabile esclusione ci sarebbe lo zampino del Papa, la verità è questa: «Quella certa – scrive -, non quella giudaica cattorelativista bergogliana». E giù, lo sfogo. «La chiesa di Bergoglio epura nel nome della bugia fingendo un dialogo falso. Perché? «Perché la mia posizione – continua Bruni – non è in linea con il relativismo bergogliano. Quindi il confronto tra me e Viganò non era gradito, anzi, infastidiva la mia voce libera. Si è trattato di un atto di «inquisizione ed epurazione», conclude il filosofo che rivendica la sua fede «cristiana della tradizione in Cristo e Paolo».
Una lettura sulle ragioni di questa presunta censura del Vaticano, la offre l’entourage dello studioso che rispolvera un suo articolo pubblicato a giugno del 2016 sul giornale online di Maruggio (la Voce di Maruggio). L’argomento è la strage dell’attentato di Nizza rivendicato dall’Isis in cui morirono 84 persone. In quel pezzo Bruni lanciava pesanti alla Chiesa di Papa Bergoglio definito «debolissimo che non conosce la storia del Mediterraneo, che non conosce le diaspore tra Occidente ed Oriente, di un Papa che applica la teologia del non senso». E, parlando sempre di Papa Francesco: «Si genuflette a Fidel Castro e non difende la cristianità che è baluardo di Occidente e cattolicità. Commetto un reato di lesa moralità se dico che non voglio più immigrati musulmani islamici (non arabi che sono cosa ben diversa e chi si occupa e conosce l’articolato Mediterraneo sa) nelle “terre” del mio Mediterraneo?».
Nazareno Dinoi
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1 commento
JMBarba
mar 31 ottobre 2017 09:01 rispondi a JMBarbaCosa cerca un prefetto della Santa Sede, un monsignore, in una Chiesa conventuale in Puglia? Applaudimenti, non altro.