Che il Primitivo venisse usato per arricchire e dare corpo e valore ad altri vini più deboli si è sempre saputo. La novità scoperta dai carabinieri del Corpo forestale della Stato di Verona è che il noto nettare pugliese è stato usato fraudolentemente per essere scambiato con il pregiatissimo Amarone. La Procura della Repubblica veronese ha iscritto cinque persone nel registro degli indagati con l’accusa di far parte di un’associazione per delinquere con base nel veneto finalizzata alla contraffazione e alla distribuzione di vino falsificato.Le indagini sono state avviate lo scorso anno in seguito al sequestro di ingenti quantitativi di Amarone della Valpolicella 2008 marchiato “Argento”, in vendita all’Auchan al prezzo, sbalorditivo per quella varietà, di 8,49 euro (mediamente una bottiglia di Amarone originale costa tra i 15 e 20 euro) . L’inchiesta che mette allo scoperto una presunta truffa che mette insieme due vini così distanti per origine e luoghi di produzione, porta la firma del pm Maria Beatrice Zanotti della Procura della Repubblica di Verona. «Indagini che risultano ad oggi chiuse, senza che i dettagli fossero diffusi alla stampa da parte della magistratura. Perché?», si chiede il giornalista Davide Bortone che per primo l’ha tirata fuori pubblicandola sul giornale di settore vinialsupermercato.it.
Come riporta l’autore dello scoop, sarebbero stati esclusi problemi sanitari per l’intera partita di Amarone posta sotto sequestro. Ma dalle analisi di laboratorio è emerso che non si trattava del vino indicato in etichetta, bensì di un blend tra Primitivo di Puglia e Montepulciano. A confermarlo, oltre 30 campioni del vino sequestrato in occasione del Black Friday 2016 di Auchan.
Dell’inchiesta portata alla ribalta da Bortone, ne è a conoscenza anche il direttore del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria doc, Adriano Pasculli De Angelis, già impegnato in una lotta senza frontiere alle contraffazioni. Dopo la scoperta di un tentativo di plagio del “marchio” manduriano da parte di imprenditori cinesi, il neo direttore del Consorzio di tutela anticipa grosse novità. «A breve – dice - daremo conto di nuovi risultati ottenuti grazie ai controlli sulla qualità che sono stati triplicati rispetto al passato». Sulla provenienza del Primitivo finito nelle bottiglie “targate” Verona, l’esperto manager del Consorzio non può giurare che si tratti del “nostro” vino manduriano. «Per scoprirlo – spiega – bisognerebbe fare delle analisi di laboratorio molto complesse e costose». La consolazione per i produttori manduriani dell’originale Primitivo, la offre proprio l’Amarone che tra i vini italiani s’inserisce tra quelli con il più elevato costo medio di vendita: se è stato scelto il Primitivo per fare la “controfigura” del più blasonato vino veneto, vorrà dire che le somiglianze sono davvero tante.
Nazareno Dinoi
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