Venerdì, 19 Aprile 2024

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Reparto di chirurgia: pochi elogi (due) e tanti rospi ingoiati

Reparto di chirurgia: pochi elogi (due) e tanti rospi ingoiati Reparto di chirurgia: pochi elogi (due) e tanti rospi ingoiati | © n.c.

?Ho aspettato con ansia questo giorno, sono passati 10 giorni dal ricovero per vedere finalmente il cartellino di dimissione della mia amata mamma che l'ha vista ospite del reparto di chirurgia del presidio ospedaliero orientale Giannuzzi di Manduria. Ho aspettato con ansia per svuotare il sacco di quanto ho visto e vissuto in questi lunghissimi dieci giorni. Elogio pubblicamente il dr Martino Minardi per la maestria chirurgica con la quale ha messo in essere ogni sua competenza nella risoluzione dell'affezione di mamma. Tecnicamente complesso l'intervento, del quale avevo ovviamente omesso di dirlo a mia madre, mi è bastato un colloquio preliminare telefonico con il collega che senza conoscerlo e conoscermi mi ha trasmesso infinita fiducia e competenza al quale verbalmente ho detto “faccia quello che farebbe se sul letto operatorio ci fosse sua madre” pur cosciente del fatto che la medicina nonché la particolarità della chirurgia è sempre figlia del personale destino al quale siamo in serbo. Non lo conosco, non mi conosce. Fine intervento durante una delle sue maratone chirurgiche quotidiane mi inoltra un sms con scritto “tutto ok”. Stop, inutile deviarlo dalla concentrazione che gli serve per il paziente a seguire, per chiedergli cosa? Mi va bene così.

Ad Antonella Saladini “storica” infermiera di sala operatoria benchè molto giovane va la mia ammirazione professionale e personale. Una persona che incontrarla nella vita è un dono immane. Se gli elogi si fanno ad personam e pubblicamente, io sono della vecchia scuola in cui le rimostranze invece si fanno in privato e di persona. Dire che una rondine non fa primavera è riferito al fatto che su un pool di personaggi addetti al reparto chirurgico per quanto mi riguarda solo pochi portano avanti la “baracca” con senso del dovere, umiltà, passione e competenza. Una carezza, un sorriso, un bicchiere d'acqua o tirar un lenzuolo ad un degente che spaventato dall'ospedalizzazione, dalla malattia, e dalla distanza della famiglia che giustamente le restrizioni covid impongono, valgono molto di più di un antidolorifico al bisogno. E a chi mi ha logorato il cervello dicendomi, vai entra, presentati....dico pubblicamente che anche se milito nella sanità dal lontano 2003 prima come infermiere e poi con altre mansioni ho imparato che quando si varcano le porte di un ospedale siamo tutti uguali senza sesso e senza nome e cognome. Per scelta, anche se ovviamente mia madre è la donna che mi ha dato la vita e che amo più di ogni altra cosa al mondo, ho preferito non identificarmi, non titolarmi non togliermi la mascherina per il rispetto di tutti gli altri malati. Chi mi conosce sa che non sono il tipo che “le manda a dire le cose” e che preferisco dirle direttamente. Quindi se qualcuno ha voglia di dissentire sulle mie affermazioni io sono qui. Mi firmo in calce per esser meglio raggiunto dalla pubblica gogna mediatica.

Cosimo Andrisano

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4 commenti

  • Gregorio Martinez
    ven 26 giugno 2020 10:06 rispondi a Gregorio Martinez

    Salve. Se ho capito bene lei è un dottore. Allora credo che lei abbia l’obbligo sia morale che professionale di denunciare ( alle autorità sia sanitarie che non) queste persone che, secondo lei, non fanno bene il loro lavoro. Questo per il bene di tutti i malati !! Altrimenti il suo non è altro che l’ennesimo sfogo di un cittadino insoddisfatto e nulla più . La ringrazio anche a nome di tutti gli altri se avrà questo coraggio.

  • Antonella Memmola
    ven 26 giugno 2020 05:54 rispondi a Antonella Memmola

    Esemplari.

  • Antonio Dimitri
    ven 26 giugno 2020 12:37 rispondi a Antonio Dimitri

    Si sento tutti " padroni del pastificio"....Al Giannuzzi è in atto una destabilizzazione e sanitaria ed umana. I dirigenti pensano ad altro....

  • antonio curri
    ven 26 giugno 2020 06:01 rispondi a antonio curri

    Bravo!

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