Il camorrista fu ammesso a scuola molto oltre l’età. Diceva di essere giunto a un passo dalla maturità e c’era da credergli, perché conosceva bene gli argomenti di studio. Anche nei rapporti con i compagni aveva un comportamento piacevole: nulla che avesse mai potuto far sospettare che era un camorrista! Finché non fu proprio lui a dirlo. Da quel momento in poi il camorrista si mise a comportarsi da bullo, ma i professori non intervenivano: tenevano famiglia! Il suo obiettivo preferito era un disabile. Diceva che, se fosse stato sano, i suoi guadagni non li avrebbe divisi con nessuno, quindi era ingiusto dargli poco meno di trecento euro di pensione: sai la ricchezza? Nelle pause c’era sempre chi gli voleva offrire un caffè, per ingraziarselo. In fondo, con la sua cultura, poteva essere utile a fare bella figura nei compiti in classe che lui avrebbe fatto copiare. Poi la scuola finì, e lui si ritrovò promosso con il massimo dei voti, ma era tutto oro? Un professore gli aveva dato ombra e trovò le gomme dell’auto squarciate; gli altri si adeguarono.
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