Dopo che Nino si ebbe presentato a casa la suocera gli faceva profferte d’amore, tutte respinte al mittente con energia e con la delicatezza che bisognava avere. Quella era considerata una famiglia perbene da tutti i saccenti del paese, quindi nessuno avrebbe creduto a qualsiasi parola ne offuscasse l’immagine. Ma Nino amava la sua ragazza e la sposò, nonostante le cose che aveva scoperto. Il padre di lei apparteneva alla più grossa congrega religiosa del paese, iscritto fin da piccolo dalla madre, e chi poteva mai dubitare di lui? Chi avrebbe mai pensato che quello avesse un figlio non riconosciuto? Ma Nino pensava che aveva sposato sua moglie, non la famiglia: tragico errore! La suocera insinuò nella figlia il desiderio di prendere la patente. Lui accettò! In fondo era una cosa buona. La suocera rilanciò dicendo che i piatti li poteva lavare lui più di qualche volta; qualche volta che divenne molto spesso. A poco a poco la suocera demolì quanto c’era di buono in quel matrimonio. Si potevano lasciare? Era proprio quello che voleva lei.
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