Ha riconosciuto di aver sbagliato rispondendo a tutte le domande del gip che ha confermato l’arresto concedendogli di lasciare il carcere per i domiciliari. Si è concluso così ieri l’interrogatorio di garanzia del ventenne di Monteparano che nella notte tra venerdì e sabato 27 giugno aveva colpito con un colpo di mazza alla testa un diciottenne di Carosino finito in ospedale in gravi condizioni. L’indagato che deve rispondere di tentato omicidio, con l'assistenza dell’avvocato Franz Pesare ha raccontato al giudice Benedetto Ruberto tutti i particolari della folle aggressione generata da futilissimi motivi. A quanto pare, la sera di quel venerdì c’era già stata una lite tra i due gruppi di giovani che si erano incontrati a Monteparano. I ragazzi di Monteparano non tolleravano la presenza nel loro paese dei crispianesi «che guardavano e infastidivano le donne ragazze», ha detto l’indagato collegato in videoconferenza dal carcere di Taranto. Il battibecco, ha detto sempre il ventenne, si sarebbe concluso con la sfida del diciottenne che lo avrebbe invitato a presentarsi nel suo paese per concludere lì i conti: «se hai coraggio vieni a Carosino», avrebbe detto con tono di sfida. E così ha fatto il monteparanese che qualche ora dopo ha preso la propria macchina e si è recato in quel comune con l’intenzione di rispondere alla sfida.
Quello che è accaduto lo avevano già ricostruito i carabinieri di San Giorgio Jonico intervenuti subito dopo l’aggressione. Giunto nella piazza principale di Carosino, il ventenne ha riconosciuto il giovane con cui aveva avuto la lite e lo avrebbe colpito con un violento colpo di sfollagente di legno ad una tempia prima di allontanarsi. Il ferito veniva soccorso dagli amici e portato all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove è stato ricoverato in prognosi riservata per un trauma cranico con sospette lesioni ossee. L’aggressore era stato poi raggiunto dai carabinieri che dopo le formalità di rito, su disposizione del pubblico ministero di turno, Filomena Di Tursi, lo avevano accompagnato in carcere.
N.Din.
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