Il dibattito politico su dove realizzare il depuratore consortile di Manduria e Sava, spacca anche la corrente Dem del partito democratico manduriano. La nota diffusa ieri da un gruppo di «iscritti al Fronte democratico Pd», che sposa la linea della Regione Puglia e dell’Acquedotto pugliese, cioè quella di far nascere l’opera in zona Urmo-Belsito, marina di Manduria, contro il volere dei comitati ambientalisti e del comune di Avetrana, viene smentita dalla esponente di riferimento dei Dem manduriani, la ex consigliera comunale e provinciale del Pd, nonché candidata al Senato nelle ultime elezioni per lo stesso partito, Mariagrazia Cascarano. La «signora delle tessere», così come viene ormai definita per la sua capacità di attrarre consensi, non solo disconosce gli autori della nota pubblicata ieri, ma ne contesta anche il contenuto. «La nostra linea non è cambiata ed è sempre quella dell’ipotesi C», afferma Cascarano liquidando in poche parole il dissenso interno e dettando la linea della corrente vicina al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e all’ex assessore Michele Mazzarano.
Già ufficializzata ad aprile del 2017 con un comunicato stampa firmato dagli allora due consiglieri comunali della passata amministrazione comunale, Maria Grazia Cascarano e Mario D’Oria e dall’assessore ai Lavori pubblici, Leonardo Notarnicola, l’ipotesi “C” prevede lo spostamento del depuratore più nell’entroterra, in contrada «Monte Serpente», con le vasche di assorbimento e il recapito finale nel corpo idrico superficiale nel canale “Ti lu Rizzu” con sfogo sotterraneo di circa tre chilometri prima della sorgente del fiume Chidro.
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