Il Tribunale di Brindisi ha condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione Tommaso Ricchiuto, proprietario “di fatto” della Igeco Spa, di cui è amministratrice la figlia Cinzia. L’imprenditore è accusato di aver pagato tangenti agli amministratori del comune di Cellino San Marco per assicurarsi l’appalto sui rifiuti. Con lui sono stati condannati anche Alfredo Bruno, responsabile tecnico della stessa spa, a quattro anni; e l’ex assessore ai Servizi sociali Gabriele Elia, a sei anni e sei mesi.
L’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi, il 10 aprile 2015, portò agli arresti di tutti i componenti della giunta espressione di una coalizione di centrodestra a trazione Forza Italia, con l’eccezione di un solo assessore, l’avvocata Marina Del Foro.
L’anno prima, nel 2014, il Comune venne sciolto per infiltrazioni mafiose, con conseguente commissariamento. Stessa sorte toccata al comune di Manduria nel 2017 dove la Igeco gestisce lo stesso servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
La Igeco, inoltre, che nella città Messapica conduce il servizio anche con l’attuale commissione straordinaria inviata dal Ministero per gestire la fase post scioglimento per infiltrazioni mafiose, è inoltre destinataria di una interdittiva antimafia decisa dalla Prefettura di Roma. Contro tale misura la Igeco aveva presentato ricorso che è stato respinto dal Tar del Lazio secondo cui nella spa «sussiste la presenza di situazioni relative a tentativi di infiltrazione mafiosa». I giudici hanno ritenuto non fondati i motivi addotti dall’azienda perché quel provvedimento fosse ritenuto illegittimo, e hanno peraltro condannato la Igeco al pagamento delle spese di giudizio (quattromila euro) alle amministrazioni citate. Nello specifico, il Tribunale osserva come sia emerso «il coinvolgimento in vicende penali di particolare rilievo di alcuni amministratori del gruppo facente capo alla Igeco Spa, tutte figure di rilievo nell’ambito dell’organizzazione aziendale. La medesima società è risultata coinvolta anche in diverse operazioni di polizia giudiziaria». Per quanto riguarda invece i lavoratori, questi «annoverano - secondo i giudici - pregiudizi penali di varia natura anche gravi, ed in particolare sei di essi risultano avere precedenti per associazione di tipo mafioso».
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2 commenti
Cosimo p
mer 19 febbraio 2020 08:22 rispondi a Cosimo pQuesto perché non c'è concorrenza . Secondo me dovrebbe gestire il servizio il comune e far lavorare chi prende il reddito di cittadinanza
La Francy
mar 18 febbraio 2020 09:19 rispondi a La FrancyOra chi saranno i resposabili del comune di Manduria che hanno prorogato nel tempo l appalto per questa ditta nonostante i ripetuti " Allert" dal ministero di Roma ???? a questo punto Non dovrebbero essere arrestati o rimossi alcuni funzionari e politici di Manduria ? Non sono le stesse persone che oggi si ripresentano come " il nuovo che avanza?" Tutto questo non è uno scandalo ? Non è Mafia questa ???????