Mentre l’Acquedotto pugliese annunciava ieri la partenza in zona Urmo-Specchiarica, marine manduriane, dei lavori per la realizzazione del depuratore a servizio dei comuni di Manduria e Avetrana, tra gli addetti ai lavori circolava un documento, pubblicato due mesi fa nel bollettino ufficiale della Regione Puglia che spiazza tutti: il progetto definitivo che ancora non è stato reso pubblico, ha già ottenuto la «Via», valutazione di impatto ambientale. Meglio ancora: non necessita di essere rivalutato. Secondo la dirigente ad interim della sezione autorizzazioni ambientali, Antonietta Riccio, «le modifiche (al progetto originario già validato, NdR), non presentano potenziali impatti ambientali significativi e negativi tali da rendere necessaria l’attivazione della procedura di cui all’articolo 27 bis del decreto legislativo 152 del 2016». La normativa citata è quella che prevede l’avvio della complessa istruttoria tecnico-amministrativa finalizzata al rilascio di tutte le autorizzazioni, concessioni, licenze, pareri e a osta, necessari alla realizzazione e all’esercizio delle opere.
Tra le novità del nuovo piano, la più importante riguarda la quantità dei reflui da depurare che dagli iniziali diecimila metri cubi giornalieri passa a 4.988 metri cubi al giorno. Altra novità è la scomparsa del corpo idrico superficiale (mare) come recapito finale dei liquidi in eccesso. «Lo scarico del costruendo depuratore – si legge -prevede sia costituito dal suolo e dal riuso della risorsa idrica (reflui depurati per usi civili e agricoli, NdR), ai fini consentiti». La determinazione Via ricorda in proposito che il progetto originario prevedeva invece caratteristiche qualitative dell’acqua in uscita differenti da quelli del nuovo progetto che affina in tabella 4-5. La variante tecnica proposta ai fini del raggiungimento delle caratteristiche qualitative dell’acqua in uscita, prevede la realizzazione di una sezione di affinamento («stadio di finissaggio aggiuntivo dei reflui»), mediante l’utilizzo di membrane di ultrafiltrazione. «In pratica – spiega il documento – a valle della sedimentazione secondaria, le acque vengono ulteriormente filtrate al fine di renderle biostabili sia dal punto di vista biologico, fisico che della carica batterica». Questo consentirebbe l’assorbimento senza rischio nel terreno e arricchirebbe quindi la falda acquifera. Il nuovo stadio di ultrafiltrazione a membrana si compone di un manufatto in cemento armato con annesso locale tecnologico a servizio della sezione di ultrafiltrazione, di una grigliatura finissima di sicurezza a protezione delle membrane, di due treni di ultra filtrazione per complessivi 10.600 metri quadrati di superficiefiltrante suddivisa in due treni ciascuno composto da due pompe di aspirazione, compressori per il controlavaggio, pompe di rilancio del concentrato, tubazioni, valvole, strumentazione, impianto elettrico.
Si apprende inoltre che «per consentire il rilancio al buffer 1 (quello prevista in contrada Marina a San Pietro in Bevagna, NdR), sede delle opere di accumulo e scarico delle acque affinate, sarà necessario introdurre una nuova stazione di pompaggio con tre nuove pompe idonee a soddisfare il fabbisogno idraulico di breve/medio periodo atteso il completamento in una fase successiva, della rete fognaria a servizio delle marine di Manduria». Le opere previste, chiarisce l’atto dell’ufficio Via, «saranno contenute all’interno delle aree già oggetto di esproprio e non gravate da vincoli paesaggistici».
Le modifiche previste, si legge ancora, non comportano aumento della superficie occupata dall’impianto. Nella fase di esercizio, infine, la Via esclude «la presenza di significativi impatti negativi sulle matrici ambientali».
Nazareno Dinoi
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