
È fatta di veleni e tranelli con il contorno di filmini a luci rosse la vicenda che coinvolge il presidente della Provincia di Taranto e sindaco di Castellaneta, Giovanni Gugliotti vittima di attacchi sui social straripati in insulti e attacchi che non risparmiano la sfera privata e intima del politico.
È nata così un’inchiesta con tre indagati che devono rispondere di diffamazione e diffusione illecita di immagini. Queste ultime riprenderebbero scene rubate di un incontro avuto in un B&B tra il sindaco e una donna.
I magistrati della Procura della Repubblica di Taranto, il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e i sostituti Antonio Natale e Marco Coliscilla Narducci, intestatari dell’inchiesta nata dalla querela presentata da Gugliotti, hanno già fatto notificare gli avvisi di garanzia ai tre inquisiti a cui la polizia si è presentata con altrettanti mandati di perquisizione dei propri domicili sequestrando memorie digitali che potrebbero contenere le prove dell’accusa.
«Per difendere i miei affetti più cari, non ho esitato a richiedere l'intervento della Procura», scrive Gugliotti in un lungo post pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook.
«Negli ultimi mesi, sono stato vittima di atti vili - alcuni sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti – che tante sofferenze stanno ancora provocando a me ed a tutta la mia famiglia.
Proprio per difendere i miei affetti più cari, non ho esitato a richiedere l’intervento della Procura della Repubblica.
In ogni caso, voglio precisare che il percorso amministrativo prosegue, più intensamente che mai, con l’obiettivo di avviare tutte le opere in cantiere e soddisfare, quindi, gli impegni presi con la comunità».
Numerosi i messaggi di solidarietà al sindaco da parte di politici e cittadini.
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2 commenti
Carmine Lombardi
ven 5 novembre 2021 10:53 rispondi a Carmine LombardiLa vita privata di una persona al di là del colore politico non dovrebbe mai essere toccata...farlo è da veri vigliacchi!
Giancarlo
gio 4 novembre 2021 10:59 rispondi a GiancarloSì, è un atto vile, ed un reato. Ma il Nostro fa parte di un partito politico che guarda alla prostituzione con ipocrita schifiltosità, criminalizzandola (mentre il crimine sta nello sfruttamento o nella costrizione). I seguaci di quel partito, ed ancor più di quella coalizione elettorale (il bacia-rosario padano e la schizzata isterica "de Roma") hanno due pesi e due misure: quando, per rispettare un'ordinanza comunale, si invia un verbale a casa di un povero cristo che ha ceduto una volta ad una (stupida) tentazione perché si ferma in auto e carica un'adescatrice (che lo spennerà), e lo legge una moglie e finisce in divorzio, non è diffamazione. Quando ad essere colpito è uno del Partito, apriti cielo.