Lunedì, 29 Aprile 2024

Salento Puglia e mondo

Le indagini hanno permesso di attualizzare l’operatività del CAPOROSSO in seno al sodalizio criminale pugliese e di dimostrare come lo stesso fosse stato investito con il grado di “padrino” nell’ambito dell’organizzazione...

Sacra corona unita, arrestato il "padrino"

Operazione lampo Operazione lampo | © La Voce di Manduria

I Carabinieri del R.O.S., supportati da quelli dei Comandi Provinciali di Taranto, Bari e Pavia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e di sequestro preventivo di beni, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tredici persone, ritenute responsabili di appartenere, a vario titolo, ad un’associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, danneggiamento e rapina con l’aggravante del metodo mafioso, detenzione illecita di armi da fuoco, trasferimento fraudolento di valori.

I provvedimenti (undici di custodia cautelare in carcere, uno di sottoposizione agli arresti domiciliari ed uno all’obbligo di presentazione alla P.G.) scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel mese di ottobre 2014 dal R.O.S. con il supporto dell’Arma territoriale di Massafra nei confronti di un gruppo criminale federato all’organizzazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita operante nella città di Massafra (TA) e comuni limitrofi, capeggiato dal pregiudicato CAPOROSSO Cataldo, già condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Lo stesso era emerso nel corso dell’attività quale soggetto legato al noto boss calabrese BELLOCCO Umberto[1], vecchio “Patriarca” della “’ndrangheta”, a capo dell’omonima cosca di Rosarno (RC), da sempre ai massimi vertici del sodalizio, nonché egli stesso tra gli storici fondatori della Sacra Corona Unita.

Le indagini hanno permesso di attualizzare l’operatività del CAPOROSSO in seno al sodalizio criminale pugliese e di dimostrare come lo stesso fosse stato investito con il grado di “padrino” nell’ambito dell’organizzazione direttamente dal richiamato BELLOCCO in virtù del ruolo di quest’ultimo nell’ambito della Sacra Corona Unita. Per tale ragione, il CAPOROSSO ha rivestito il ruolo di referente criminale della consorteria calabrese nel territorio tarantino, con lo specifico mandato di curarne la gestione operativa oltre a quella commerciale ed economica.

Nel corso delle indagini sono emersi chiari ed inequivocabili elementi di reità in ordine all’esistenza di un sodalizio criminale avente connotazioni tipiche mafiose, influente sul territorio di Massafra (TA) ed aree limitrofe i cui sodali hanno dimostrato di essere pienamente consapevoli della loro appartenenza ad una consorteria strutturata gerarchicamente al cui vertice si è posto il citato CAPOROSSO.

Significativi, al riguardo, gli elementi raccolti nel corso delle indagini che hanno consentito all’A.G. di ritenere sussistenti tutti gli elementi tipicamente costitutivi dell’associazione mafiosa armata.

Di particolare interesse, relativamente alla capacità intimidatrice del sodalizio capeggiato dal CAPOROSSO:

-il tentativo di fornire sostegno elettorale, in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale della Puglia nell’ anno 2015, ad un candidato tarantino, risultato poi non eletto in quelle consultazioni amministrative, con il chiaro intendimento di poter elevare il livello di pervasività del gruppo attraverso un potenziale referente politico;

-il ricorso ad azioni violente di danneggiamento e rapina all’interno del mercato ittico di Taranto, finanche ricorrendo ad una motosega di grosse dimensioni per cagionare danni al magazzino per la vendita di prodotti ittici della Starfish s.r.l. a seguito dei dissidi sorti tra CAPOROSSO e BOCCUNI Michele (altro indagato e per il quale il GIP non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza dell’appartenenza al medesimo sodalizio criminale necessari all’emissione di misura cautelare) a seguito dell’estromissione del primo dalla citata società;

-il tentativo di recuperare dei preziosi oggetto di furto, unitamente a PUTIGNANO Tommaso, da un esercizio commerciale del luogo, attraverso condotte intimidatorie;

-l’intervento del CAPOROSSO nei confronti di alcuni imprenditori per incidere nel rapporto di lavoro di una conoscente ricorrendo alla propria influenza criminale;

-il recupero di un motociclo asportato ad un parente, semplicemente attraverso l’evocazione del nome del CAPOROSSO e la minaccia di “dare la caccia” agli autori del furto.

Nel corso del procedimento sono emerse, inoltre, fonti di prova utili a dimostrare cointeressenze criminali tra il gruppo riconducibile al CAPOROSSO e quello diretto da PUTIGNANO Tommaso, residente nel vicino comune di Putignano (BA) ove quest’ultimo era, all’epoca delle indagini, sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S..

In particolare è stata documentata l’esistenza di una fiorente attività di traffico e spaccio al dettaglio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, commercializzata da una fitta rete di pusher, grazie a periodici rifornimenti di stupefacente da un altro gruppo criminale del posto capeggiato da SGARAMELLA Riccardo, detto “Salotto” operante nella vicina città di Andria (BAT).

Attraverso le attività è stata altresì accertata la disponibilità da parte della consorteria di un considerevole patrimonio economico, foraggiato proprio dagli introiti delle attività illecite poste in essere da utilizzare per le quotidiane esigenze organizzative (acquisto di telefonini, schede, ricariche telefoniche, carburante, etc.) e per le eventuali spese legali sostenute degli affiliati.

Sulla scorta delle anzidette risultanze investigative e degli accertamenti patrimoniali condotti sul tenore di vita degli indagati e dei soggetti ad essi vicini rispetto ai redditi dichiarati, contestualmente all’esecuzione delle misure personali, il G.I.P., accogliendo le richieste degli inquirenti, ha disposto anche il sequestro preventivo di un’attività commerciale di onoranze funebri, quattro veicoli e diversi rapporti finanziari bancari e postali attivi, riconducibili al CAPOROSSO Cataldo ed ai suoi familiari.

L’indagine ha confermato l’elevato livello criminale raggiunto dalla consorteria capeggiata dal CAPOROSSO nel territorio jonico e, anche in virtù dell’investitura ricevuta dal reggente della cosca BELLOCCO di Rosarno, la capacità del gruppo da lui diretto di infiltrarsi nei settori economici più redditizi quale quello della compravendita di prodotti ittici nel capoluogo jonico, anche al fine di reinvestire i proventi delle attività illecite, intessendo relazioni criminali con altri esponenti della criminalità organizzata tarantina.




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