
In ogni organo di stampa vige una determinata gerarchia riguardo gli articoli da pubblicare, dove in base all’importanza della notizia viene occupato una determinata collocazione e spazio all’interno del giornale. Ad esempio, oggi, una notizia di cronaca nera come un omicidio-suicidio occuperebbe sicuramente la prima pagina, con allegate almeno quattro pagine di approfondimento. Nei quotidiani di un tempo, però, questo preciso ordine non era sempre rispettato, soprattutto perché la figura del giornalista non era così ordinaria come adesso. Molti articoli, infatti, venivano scritti direttamente dalla sede centrale del giornale, non ricevendo alcuna informazione in più non avendo corrispondenti presenti sul posto dove accadevano i fatti.
La notizia che ho deciso di pubblicare oggi risale al 26 novembre 1889 (si parla di ben 127 anni fa!) e fu pubblicata dal “Corriere delle Puglie”. Leggendo il titolo, ho avuto un sussulto: «In macchina – Un carabiniere omicida e suicida». Bramoso – come ogni lettore – di conoscere le particolarità che hanno spinto il militare a compiere l’insano gesto, sono rimasto di sasso: l’articoletto era infatti formato da sole quattro righe, dove veniva indicato il nome del omicida-suicida e dell’assassinato. Riporto fedelmente l’articolo del vecchio quotidiano per rendere meglio l’idea: «A Manduria il carabiniere a nome Vincenzo Schilardi uccise con il proprio fucile il brigadiere Eugenio Martinelli. Con la stessa arma si suicidò». E basta!
Antonio Dinoi
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