Giovedì, 9 Maggio 2024

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Abbassare gli occhi per non tradire le emozioni

Maria che piange da sola

Anna Caricasulo Anna Caricasulo

Posso senza dubbio affermare che una delle cose che mi caratterizza maggiormente è questa insana abitudine di pensare, a volte anche troppo. Il mio cervello lavora 24 ore al giorno, perfino anche di notte quando i miei pensieri si traducono in sogni che con una regia ineguagliabile li ricordo perfettamente al mattino e sono molto spesso premonitori.

Proprio durante questo lavoro d’intelletto, l’altro giorno pensavo che la vita a volte non è altro che un insieme di opportunità, occasioni di ogni genere, quelle delle quali non sappiamo approfittare, quelle prese al volo, altre lasciate sfuggire di mano. Opportunità mancate, occasioni perse definitivamente di cui ci pentiamo immediatamente dopo, ma ormai svanite per sempre. La mia professione, per esempio, infermiera, mi ha dato e continua a darmi ancora oggi innumerevoli opportunità. Uso la parola opportunità da un punto di vista personale, dandole una accezione positiva anche se, considerando bene, anche quella negativa ha un significato di una valenza notevole.

Dopo 25 anni di terapia intensiva posso ben dire che gli eventi vissuti siano stati innumerevoli. Erroneamente quasi tutti pensano che nel rapporto infermiere paziente si instauri un legame con direzione univoca invece noi eroghiamo assistenza, noi infermieri dimostriamo empatia, noi curiamo, noi salviamo, noi diamo. Per quanto mi riguarda, oltre a dare ho sempre preso tanto dai miei pazienti, sottratto, assorbito da loro, per questo motivo sono sicura nell’affermare che la mia vita professionale è lastricata da una miriade di opportunità.

La prima e unica in assoluto è stata quella di conoscere belle persone, nella descrizione più franca e diretta della definizione. Ovviamente alcune persone lasciano il segno più di altre per motivazioni legate a situazioni, al proprio vissuto o semplicemente legate al mio stato d’animo del momento.

Una delle pazienti che ha lasciato il segno più di altri sul mio cammino è stata una donna che chiamerò Maria. Una donna dolcissima ricoverata nel mio reparto per un brutto incidente accaduto a lei e alla sua famiglia. Sia lei che suo marito e i suoi figli sono delle belle persone, quelle per cui ringrazi di aver avuto l’opportunità di incontrare anche se in circostanze e per motivi tragici.

Maria sorride e ringrazia sempre e si scusa in continuazione. E’ una donna con una grande dignità e riservatezza, una di quelle persone alle quali non vorresti mai dire che sua figlia è morta nello stesso incidente ed è per questo che quando chiede di lei distogli lo sguardo e cambi argomento perché se ti guarda negli occhi lei potrebbe leggere la verità.

Il modo di vivere il suo dolore è degno, silenzioso, riservato e se qualche volta piange un po’ più forte subito si riprende, si scusa ancora di essersi lasciata andare quasi non voglia condividere con altri la sua disperazione e il suo lutto. È difficile trattenersi, piangere in silenzio quando nessuno ti vede o ti sente, è facile e liberatorio urlare e sbraitare e dare di matto. Io ti ho sentita piangere in silenzio cara Maria anche se ti chiudi in te stessa ed è inutile e stupido dire che comprendiamo il tuo dolore, che capiamo cosa si provi. Sarebbero solo pietose bugie, nessuno potrà mai capire cosa significhi perdere una figlia, se non lo provi lo puoi solo immaginare. Per cui cara Maria, piangi, urla, dai di matto, spacca tutto quello che ti sta intorno e manda a quel paese tutti quelli che ti dicono frasi idiote. La tua è una storia triste ma so che ce la farai, sei forte e la tua vita andrà avanti comunque è per me sarai stata un’altra bella opportunità che mi è stata regalata dal mio lavoro.

Anna Caricasulo

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3 commenti

  • Immacolata Mariggiò
    lun 21 agosto 2023 02:35 rispondi a Immacolata Mariggiò

    Quella che sta vivendo "Maria" é una tragedia immensa. Un genitore che perde un figlio é innaturale, non é nell'ordine delle cose, non dovrebbe mai accadere....invece purtroppo accade e si stringe il cuore al solo pensiero di quell'inimmaginabile dolore. Grazie a lei per la condivisione di questi suoi pensieri e delle sue emozioni; grazie per la considerazione che mostra, per la persona e la sua storia, in ciascuno dei suoi pazienti. A volte, quando capita di essere ricoverati in ospedale si ha la sensazione di diventare solo dei numeri o delle cartelle cliniche ed é bello scoprire che talvolta non é cosí.

  • Maria Sabatelli
    lun 21 agosto 2023 10:51 rispondi a Maria Sabatelli

    Che dire!? Se in nessun modo si può consolare chi vive la sofferenza della perdita di un caro, o, meglio, un "carissimo", quale è un figlio, altrettanto parole giuste non si trovano di fronte a chi ha la sensibilità e l'umiltà di riconoscere i confini da non superare di fronte a tali tragedie, ma che con senso di immensa umanità svolge il suo lavoro, per alleviare almeno le sofferenze fisiche. Ammirevoli.

Un grazie infinito da tutte le mamme e papà e dai loro bimbi che hai amato
Anna Caricasulo - gio 31 agosto 2023

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