Lui non giudicava nessuno e nemmeno si accorse di quell’amico che aveva cominciato ad assumere atteggiamenti strani. Metteva un filo di matita agli occhi, ma se stava bene all’amico lui non aveva da ridire. Però la ora cominciava ad essere necessario andare a fare le serate fuori da Manduria. Lui aveva una passione smodata per il karaoke e l’amico trovava sempre qualche posto in cui farlo divertire. Poi si mettevano a un tavolo a mangiare patatine e bere birra, ridendo spesso, senza pensare agli sguardi maligni che arrivavano, perché lui pensava che non stavano facendo nulla di male. Ma un giorno l’amico scomparve da Manduria e lui fu addolorato di aver peso un amico tanto buono e sincero. Ma la vita da le sue carte e lui un giorno dovette andare a Roma. Ora gli sarebbe servito un alloggio nei pressi dell’università o si sarebbe perso se gli sarebbe toccato girare per la città. Una signora gli disse che aveva una stanza. Ce lo portò e lo aiutò a sistemarsi. Lo chiamò per nome. Era l’amico di un tempo, che ormai si chiamava Ornella.
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