L'Aula di Montecitorio, con 329 voti favorevoli e 220 contrari ha approvato il decreto sul quale il Governo ieri aveva posto la questione di fiducia. Il gruppo del Movimento 5 stelle ha affidato alla deputata di Erchie (Brindisi), Anna Macina, il compito di pronunciare la dichiarazione di voto. Un segno di fiducia per la giovane parlamentare presente anche in molte battaglie per l'ambiente a Manduria.
In quanto decreto legge, il “milleproroghe” deve essere confermato da un voto delle camere entro 60 giorni dalla sua approvazione dal Consiglio dei ministri. Questo ha portato a un altro fenomeno diventato tipico della storia del “milleproroghe”: nel corso del passaggio parlamentare e della sua conversione in legge, il decreto viene riempito di un ulteriore carico di micro-norme e disposizioni che interessano a questo o quel parlamentare o gruppo politico.
Il risultato di solito è un testo estremamente eterogeneo, che contiene disposizioni sulla più svariata serie di argomenti che si possa immaginare, al punto che nel 2012 era dovuta intervenire la Corte Costituzionale anando alcune disposizioni contenute nel milleproroghe del 2010 a causa della manifesta “estraneità alla materia e alle finalità del medesimo decreto”. L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva preso particolarmente a cuore l’argomento e per due volte, nel 2011 e poi di nuovo nel 2012, scrisse formalmente al Parlamento e al capo di governo (nel primo caso Silvio Berlusconi, nel secondo Mario Monti) invitandoli a limitare la tendenza a infilare norme di ogni tipo nel corso del processo di conversione in legge.
Tra le norme contenute nel decreto che oggi è stato convertito in legge c’è la proroga dell’operazione “Strade sicure”, che prevede l’utilizzo di militari per il pattugliamento delle strade, e dei contratti a termine per i circa mille dipendenti delle province. Altre disposizioni sono state invece inserite durante la discussione della conversione in legge avvenuta in Senato lo scorso agosto. La norma che elimina le sanzioni previste dalla legge Lorenzin e permette di iscrivere a scuola anche bambini non vaccinati è tra queste, così come la cancellazione del fondo per le periferie da 1,6 miliardi di euro che era stata approvata dal governo precedente.
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