Anna Schiavoni spiega e corregge | © n.c.Riceviamo e volentieri pubblichiamo un piccolo intervento di Anna Schiavoni, la manduriana protagonista della puntata della trasmissione di Rai Tre, “Non ho l’età”, andata in onda qualche giorno fa e da noi riproposta con una sua sintetica biografica. Speriamo di ricevere ancora suoi interventi convinti del fatto (lo ribadiamo) che Manduria e i manduriani hanno bisogno di persone come lei.
«Cari amici, vi ringrazio di cuore per il bell'articolo che avete voluto dedicarmi, anche se devo dissentire dalla conclusione: non è di me che Manduria avrebbe bisogno, il mio tempo è passato, ma dei suoi giovani. Devo correggervi inoltre sul Primitivo, innestato a Manduria per la prima volta non dal mio nonno Giovanni, ma dal bisnonno Tommaso, alla fine dell'800. Vi ringrazio in particolare per la foto con mio padre, che mi è particolarmente cara e per aver perdonato le immagini proposte all'inizio della trasmissione proprio su Manduria. E' andata così: non ero riuscita ad aprire i file di certi filmini di famiglia, avevo proposto di usare dei filmini del Consorzio Vini, ma le regole della produzione non ammettono che si usino materiali diversi da quelli familiari. Mi hanno detto di non preoccuparmi, che avrebbero trovato senza problemi materiale di archivio su Manduria negli anni '50, ma forse hanno digitato il nome di qualche altra città, perché le immagini proposte non c'entravano proprio niente. Perfino per illustrare il Primitivo hanno messo una vendemmia di uva bianca! Ci sono stata abbastanza male, ma in tanti mi hanno detto che la sostanza del messaggio è arrivata e che questi dettagli li noto solo io. In realtà, penso li abbiano notati tutti i manduriani. Basta che sappiate che non ho avuto nessuna parte nella scelta di quelle immagini inappropriate, come pure di quelle delle donne cubane, ballerine e parrucchiere, secondo loro: in realtà il mio colloquio era avvenuto con un gruppo di pediatre ospedaliere. Mi criticano sempre perché preciso troppo, questa volta l'ho fatto troppo poco». Anna Schiavoni
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