
Più che sul merito dei referendum dell'8 e 9 giugno, è sul quorum che si concentra lo scontro tra le forze politiche dopo l'invito all'astensione oggi da parte di Forza Italia con Antonio Tajani e le indiscrezioni sull'indicazione dei vertici Fdi per la non partecipazione al voto. Un "sabotaggio" per le opposizioni. Una cosa "grave e pericolosa" per Maurizio Landini, promotore dei quesiti sul lavoro. Di certo, un ulteriore ostacolo nelle strada della riuscita della consultazione. Anche ieri le amministrative a Bolzano e Trento hanno certificato un record di astensionismo. Centrare l'obiettivo del quorum è quantomeno "difficile" come ha ammesso il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, in prima linea sul quesito della cittadinanza.
Nonostante questo, e nonostante la freddezza dell'area riformista dem sui referendum sul Jobs Act, la segretaria Elly Schlein anche oggi è tornata a ribadire l'impegno del Pd per la partecipazione. "Chiediamo davvero a tutti e tutte di andare a votare. I cittadini e le cittadine hanno un'occasione di far valere la dignità e la sicurezza del lavoro". Si era vociferato di un'assemblea nazionale Pd prima del voto dell'8 e 9 giugno con all'odg anche i referendum, per rimarcare la linea sui 5 sì dettata dalla segretaria. Ma, a quanto viene riferito, se verrà confermato l'appuntamento sarà calendarizzato a giugno, dopo il voto.
Intanto sono tutte le opposizioni a stigmatizzare l'invito all'astensione del centrodestra. “Io penso che quando i politici, addirittura i responsabili oggi del governo, invitano i cittadini a non votare sottolinea Giuseppe Conte significa che vogliono aggravare le condizioni già malmesse della nostra democrazia". Il leader M5S, rispetto a Pd e Avs oltre a Più Europa che ne è promotore, è più cauto sul quesito della cittadinanza ma spinge comunque alla partecipazione al voto: "Noi abbiamo bisogno di tanta partecipazione su tutti i quesiti e su tutte le questioni, non dobbiamo mai spaventarci. È giusto che per quanto riguarda la tutela dei lavoratori e quindi il referendum contro il Jobs act, tutti i cittadini si possano esprimere”.
Duro Riccardo Magi: "In un Paese in cui l’astensione alle ultime tornate elettorali ha superato il 50%, e dopo l’appello del presidente Mattarella, l’appello di oggi del ministro Tajani è semplicemente vergognoso e illiberale. A forza di stare con gli amici di Orban, Antonio Tajani ha imparato a essere antidemocratico. Ma la sua è anche una offesa al presidente della Repubblica Mattarella, che proprio qualche giorno fa aveva invitato i cittadini a contrastare l’astensionismo, ponendo l’accento sul valore democratico del voto. Ed è un insulto ai centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato, ai tantissimi ragazzi che si stanno impegnando per la campagna".
Anche Landini fa riferimento al presidente Mattarella che "proprio in occasione della festa del 25 Aprile, ha ricordato come il voto e la partecipazione politica siano l'essenza della nostra democrazia". E quindi che "il partito di maggioranza del governo che è il partito anche del Presidente del Consiglio, dia indicazione di non andare a votare" sia "una cosa grave, pericolosa. Lo considero un errore politico molto grave". Per Nicola Fratoianni l'astensionismo è "la principale malattia della democrazia nel nostro Paese. Dovrebbe essere la principale preoccupazione di ogni forza politica con un po' di senso di responsabilità sulle spalle. E invece Meloni e Tajani, per un cinico giochetto tattico, invitano a non andare a votare".
Oggi c'è stato anche un seguito al dibattito attorno a una possibile riforma della legge elettorale attorno a cui, secondo indiscrezioni, sarebbe già in corso un confronto tra maggioranza e opposizioni. Sia Schlein che Conte smentiscono. "Non c'è stato nessun contatto", dice la segretaria del Pd ai cronisti. Anche il leader 5 Stelle frena: "Il M5s disposto a discutere della legge elettorale con la maggioranza? Lo leggiamo dai giornali, non c'è nessuna proposta, quindi quando sarà e se ci sarà questa disponibilità noi valuteremo”. Del resto, tra le opposizioni non c'è alcuna voglia di dare sponda a una questione che si ritiene sollevata ad arte per spegnere i riflettori su temi più urgenti e concreti e più spinosi per la premier Meloni, come i salari bassi. Lo dice Angelo Bonelli così: "Questa accelerazione da parte della Meloni, con l'intervista che ha fatto alcuni giorni fa, secondo me nasconde anche alcune debolezze. Che la questione prioritaria sia per lei in questo momento parlare di una legge elettorale, indica forse che ha problemi anche nella sua maggioranza e vuole evitare che questi probabilmente si evidenzino".
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