Sabato, 27 Aprile 2024

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Sono state ritenute poco convincenti, dalla procura antimafia, le delucidazioni offerte dai politici dell’area jonico-salentina sui presunti intrecci con la criminalità che hanno chiamato in causa alcuni esponenti dei Comuni di Er

Mafia-politica, chiuse le indagini con 76 indagati

Operazione "Impresa" Operazione "Impresa" | © La Voce di Manduria

Sono state ritenute poco convincenti, dalla procura antimafia, le delucidazioni offerte dai politici dell’area jonico-salentina sui presunti intrecci con la criminalità che hanno chiamato in causa alcuni esponenti dei Comuni di Erchie, Manduria, Avetrana. Per questo, il sostituto procuratore Alessio Coccioli ha chiuso le indagini del procedimento denominato “Impresa” e ha chiesto il rinvio a giudizio di quanti furono coinvolti nel maxi-blitz del luglio scorso.

Le accuse, in sostanza, sono rimaste invariate, pur se la configurazione dei reati fu “limata” a suo tempo dal tribunale del Riesame di Lecce che ebbe da ridire sulla qualificazione del concorso esterno in mafia, come nel caso del sindaco di Avetrana, Antonio Minò. Proprio quello di Minò è fra i nomi di spicco di quelli rimasti invischiati nel procedimento, che coinvolge pure Nicola Dimonopoli, manduriano di 52 anni, ex consigliere comunale di Manduria; Domenico Margheriti, 58enne di Erchie, in passato vice sindaco ed assessore del Comune di Erchie, attuale consigliere comunale; Giuseppe Antonio Salvatore Margheriti, brindisino di 46 anni, attuale sindaco di Erchie. Infine Massimiliano Rossano, 46enne nato a Bologna, con alle spalle un passato di assessore allo sport, spettacolo, turismo e tempo libero del Comune di Manduria.

Nel procedimento impresa, oltre a nomi noti della malavita dell’asse jonico-salentina, figurano l’imprenditore Vito Luigi Blasi, ex presidente del Taranto Calcio, e l’attuale consigliere regionale Luigi Morgante. A carico dell’uno e dell’altro è contestato il solo reato di favoreggiamento. Nel caso di Vito Luigi Blasi per aver negato agli uomini della Mobile di essere stato taglieggiato da esponenti della malavita locale, che avevano nel mirino la sua impresa. Nel caso di Luigi Morgante, l’esponente politico è accusato di aver taciuto di essere stato “invitato” a pagare per riottenere il possesso dell’autovettura che era stata rubata alla moglie fra il 30 e il 31 ottobre del 2012.

Per il resto, le accuse principali della distrettuale antimafia sono legate alle attività di tre presunte articolazioni mafiose che operavano all’interno della frangia jonica della Sacra Corona Unita sotto le direttive di Antonio Campeggio, Francesco D’Amore e Giuseppe Buccoliero detto “Peppolino capone”.

Un’articolazione, secondo l’accusa, avrebbe operato lungo l’asse San Giorgio-Manduria; una seconda avrebbe avuto il suo quartier generale nell’area di Manduria, sotto la direzione di Vito Mazza e Gianpiero Mazza. La terza, invece, avrebbe imperato nell’area di Sava con la leadership assoluta di Giuseppe Buccoliero.

Nel procedimento definito dalla distrettuale antimafia di Lecce sono coinvolte 76 persone: una in più di quante furono indagate, con misura restrittiva o a piede libero, nell’inchiesta sfociata nei provvedimenti spiccati dal gip di Lecce Cinzia Vergine che, come si ricorderà, firmò una ordinanza con cui dispose misure restrittive per ventisette persone. Fra le imputazioni principali figurano l’associazione finalizzata alla gestione di attività illecite, quali le estorsioni, il riciclaggio di merce rubata, l’acquisizione diretta e indiretta di attività economiche, lo scambio elettorale-mafioso, e l’associazione finalizzata all’intestazione fittizia di attività economiche e al traffico di stupefacenti. Variegate, secondo la distrettuale antimafia, sarebbero state le direttrici lungo si muovevano gli esponenti della criminalità jonico-salentina, il cui disegno complessivo era quello di operare un controllo assoluto dei territori a cavallo fra il versante orientale della provincia di Taranto e quella di Brindisi. Con l’avviso di conclusione delle indagini fatto notificare dal dottor Coccioli, tutti gli indagati hanno ora la possibilità di promuovere iniziative finalizzate all’esercizio della difesa.

Lino Campicelli

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