Ci sono due manduriani tra le 16 persone arrestate ieri dalla Guardia di Finanza di Bari con l’accusa di traffico di stupefacenti all'interno del carcere di Foggia e corruzione. Sono madre e figlio, la prima incensurata di 63 anni, con il figlio 39enne, S.C. le sue iniziali, già in carcere per precedenti reati. Entrambi hanno nominato per la difesa l’avvocato Antonio Liagi.
La donna è accusata di aver provveduto a rifornire la droga al figlio detenuto grazie alla complicità di un’infermiera, dipendente della Asl di Foggia, in servizio all’infermeria del carcere foggiano.
Indagata principale nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Foggia, l'infermiera, già arrestata ad aprile 2023 in flagranza del reato, sfruttando la propria mansione nell'istituto penitenziario, avrebbe reso possibile l'introduzione sistematica nello stesso di droga destinata allo spaccio. Grazie proprio alla sua intermediazione, si legge agli atti dell’inchiesta, il 39enne manduriano si sarebbe fatto introdurre in carcere quantità imprecisate di hashish che spacciava poi tra i detenuti.
Almeno in due occasioni, documentate e intercettate, a pagare la fornitura di droga, con somme di 100 a 500 euro, sarebbe stata la madre mediante ricariche di carte prepagate intestate alla figlia dell’infermiera. Le operazioni di ricarica avvenivano in un ufficio privato di Poste Italiane di Manduria il cui titolare, citato nell’inchiesta, non è indagato. L'attività investigativa delle fiamme gialle avrebbe svelato l'esistenza di un collaudato meccanismo illecito, funzionale ad aggirare le restrizioni imposte dall'ordinamento penitenziario.
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