Mercoledì, 24 Aprile 2024

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?Perché il Primitivo deve dire grazie a Filo

?Perché il Primitivo deve dire grazie a Filo ?Perché il Primitivo deve dire grazie a Filo | © n.c.

Il Cambio della Guardia al Consorzio Produttori Vini, mi ha indotto ad alcune considerazioni. Sono un esterno, perché da anni ho dismesso ogni attività agricola, incompatibile con l’impegno professionale, ma non un estraneo perché appartengo, per via di madre, alla famiglia che, tranne il primo Presidente, ha dato tutti i Presidenti di quella Cooperativa e per lunghi anni ho fatto parte della Commissione probi viri

Durante la gestione Filo, anche perché i tempi erano maturi, si è verificata, nel nostro territorio, una mutazione, direi genetica, dell’attività vitivinicola, che ha interessato non solo il Consorzio Produttori Vini ma tutta la Comunità Manduriana. Essa ha determinato il passaggio dall’era del vino da taglio, ossia dello sfruttamento del nostro prodotto da parte dei vinattieri del Nord, a quella del vino a tavola. Questo trapasso non poteva non interessare il nostro Primitivo per anni ingiustamente declassato a vino da taglio. Questa delicatissima fase di transizione, che ha visto non. pochi caduti, è stata con coraggiosa saggezza, perspicacia, intraprendenza e lungimiranza gestita dal Presidente Filo, e gli innegabili risultati sono sotto gli occhi di tutti (oltre che nelle tasche dei Soci). Oltre l’autorevolezza e l’impegno del Presidente, la storia stessa della Cooperativa, il numero degli associati e il volume di prodotto lavorato hanno fatto sì che il Consorzio Produttori Vini di Manduria fosse il capofila di questo rinnovamento. Ricordo quando l’unico dipendente amministrativo del Consorzio era il Rag. Scatigna: Direttore, cantiniere. Tutto. Il suo compito era di attendere la “visita” del “mediatore” per vendere la “camionata” o la “cisterna”. Veniva fornito il “campione” e se il prodotto era di gradimento, veniva venduto al prezzo, ovviamente, imposto dal compratore. Con questo sistema era il mercato a contattare il produttore e, pertanto, aveva il coltello dalla parte del manico. In questo rapporto il produttore aveva una posizione subalterna, anche perché al prodotto non si richiedevano caratteristiche di pregio, ma solo gradazione alcoolica, tant’è che all’epoca non si riteneva necessaria la presenza continua di un enologo in cantina. Il mercato del Vino da taglio era in mano a qualche decina di grossisti che facevano cartello.

Con la mutazione ora è il Produttore ad andare sul mercato ad offrire il proprio prodotto in concorrenza con altri produttori. Offerta che comprende oltre al prezzo, la qualità, anche la capacità di penetrare nel mercato. Subentra, quindi, nell’attività il fattore marketing, ossia la conquista del cliente, sia per la vendita in cantina, che nella fornitura a strutture di consumo (ristoranti, alberghi, etc.) o di rivendita (enoteche, supermercati, etc.). Questo comporta evidentemente la necessità di un apparato amministrativo-contabile adeguato ad una miriade di clienti, disseminati in Italia e all’estero, che a qualche non addetto ai lavori potrebbe apparire ridondante.

Manduria è il Primitivo e il Primitivo è Manduria. Manduria vive di Primitivo. Questa città non ha da offrire prodotti alimentari tradizionali o un artigianato particolare (come Grottaglie, Martina Franca) o attività commerciali (come Francavilla F.): Il Primitivo è, quindi, l’unica risorsa fattore di sviluppo, non solo economico, di questa comunità. Questo elemento è stato ben percepito dal Filo quando ha voluto affiancare, all’attività vinicola sensi stricata, un settore culturale, quale il Museo della Civiltà Contadina e la ospitalità a convegni, conferenze, concerti e manifestazioni culturali di ogni tipo. Questa attività (oltre a produrre un beneficio economico) sta ad indicare che a una struttura di questo tipo, in questo contesto socio-economico, competono compiti che vanno al di là della mera produzione e vendita del vino. Specie in una Città come Manduria in cui la cultura, al di là di qualche voce clamane in deserto, non vive una facile esistenza, se si pensa che si accetta supinamente l’assenza di un Teatro, lo stato di abbandono di una prestigiosa Biblioteca cui dedicarono la vita Michele Greco e Rino Contessa, un Parco Archeologico non sufficientemente valorizzato etc.

Sono certo che la scelta del nuovo Presidente, come è avvenuto sempre per il passato, è stata fatta animo sereno e responsabile. Quello del Presidente, specie nelle mutate dinamiche produttive e di mercato, è un ruolo, di grande responsabilità ,non solo economica nei confronti dei soci, ma di tutta la Comunità cittadina; che non lascia spazio a velleitarismi, ambizioncelle di potere, rivalse personali , giochi di corridoio; che richiede completa dedizione, non condivisibile con altre attività impegnative, autorevolezza, competenza, lungimiranza e intraprendenza manageriale, nonché sensibilità verso problematiche non strettamente collegate alla produzione e vendita del vino, come quella culturale, ma che impattano sulla qualità di vita della Comunità. Qualità queste che non possono essere negate al Presidente uscente, come, forse, non possono essergli negate anche alcune asperità caratteriali. Auguro di tutto cuore al subentrante altrettanti e maggiori successi che non saranno solamente i Suoi ma di tutta la nostra Comunità: AD MAIORA!

Marcello Filotico

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