Mercoledì, 24 Aprile 2024

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Covid, percezione e democrazia

Covid, percezione e democrazia Covid, percezione e democrazia | © n.c.

Quando a metà gennaio arrivavano le prime notizie su questo virus, ero tra quelli che minimizzavano, che lo percepivano come una cosa lontana, circoscritta.

Ero seduta qui, su questo stesso divano, mi guardavo, con un amico, il video della ragazza cinese che mangiava il pipistrello (fake? boh) e ci limitavamo a disgustarci. E a ridacchiare un po'.

Poi è arrivato il 21 febbraio, giorno del nostro paziente 1 ed io, che il giorno dopo avevo una aereo per Valencia, ho attenzionato la cosa (come tutti), mi è venuto il dubbio se partire o meno ed alla fine, ancora con la soglia di allarme molto bassa, sono partita lo stesso.

Discutendo anche con qualcuno a me caro che, con una lungimiranza che ora gli invidio, già da qualche giorno prima che il virus giungesse in Italia, mi diceva che forse non era il caso di "andare in giro per aeroporti".

Poi è arrivato il 26 febbraio con il primo contagiato a pochi km dalla mia residenza e la chiusura della scuola nella mia provincia per due giorni. Siamo tornati a scuola giusto per tre giorni e poi il resto è storia nota.

Tutto è rimasto sospeso, come in una bolla.

E le nostre percezioni, le mie percezioni, si sono ribaltate con le immagini dei supermercati saccheggiati, dei treni presi d'assalto, dei reparti pieni di letti ovunque, delle bare allineate nelle chiese, delle camionette militari in fila a trasportare altrove quelle bare.

Poi apri facebook e leggi che ANCORA c'è gente la cui percezione tarda a ribaltarsi e parla ancora di numeri GONFIATI o da confrontare con quelli di una "normale influenza che fa migliaia di morti l'anno", gente che sostiene che "muoiono solo quelli con patologie pregresse" (tipo il diabete, con il quale si può convivere dignitosamente per moltissimi anni senza crepare: a meno che non ti arrivi un bastardo di virus a debilitarti ancora di più) e bla bla bla. E magari sono proprio costoro che se ne infischiano delle regole e delle misure di contenimento facendosi pure una risata quando pensano a noi che, invece, quelle regole le rispettiamo pur con tanto sacrificio e sofferenza.

E ti ritrovi a pensare che se il virus invece dei "vecchi e con patologie pregresse" (la cui morte per costoro è forse poco importante, senza considerare che quei numeri erano le mamme, erano i papà, erano gli zii di altra gente: le persone del cuore di qualcuno) cambiasse target e diventasse più "democratico" a trarne "giovamento" percettivo potrebbero essere quegli stessi che minimizzano le morti dei "vecchi" e nel frattempo vanno in giro come se nulla fosse.

Perchè in democrazia, poi, una(a) corona non la si nega a nessuno.

Pamela Massari

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