Le dichiarazioni di tutti i manduriani - dai vicini di casa della vittima agli intervistati ad cazzum - che tentano di salvare la propria faccia rispedendo al mittente le accuse di omertà, superficialità e connivenza sono lo specchio di questo paese povero, marcio, anarchico nel senso più infimo del termine e, per l’appunto, omertoso.
Un paese alla deriva in cui l’indifferenza e l’invidia sociale padroneggiano su tutto, un paese in cui nulla conta se non il proprio interesse; un paese all’interno del quale intere generazioni di sbandati - dagli appena diciottenni, bene che vada, che pippano cocaina in bella mostra in pieno centro, ai quarantenni nullafacenti che tirano a campare rendendosi partecipi di un sistema micro-criminale di bassa leva sentendosi i Tony Montana della situazione - emulano i loro idoli televisivi da quattro soldi, quegli idoli criminali protagonisti di serie tv nelle quali si ostenta impunità e criminalità senza mai mostrare l’altro lato della medaglia: la legge e la giustizia.
Un paese alla deriva, una comunità di indifferenti che oggi si costerna, s’indigna e s’impegna a gettare alla forca - giusto o sbagliatissimo che sia - un branco di quattordici pseudo-bulli di quartiere ma che per anni ha sorvolato e taciuto sullo schifo al quale assistevano e per il quale poco, o nulla, facevano.
Un paese alla deriva, una comunità di ipocriti che, smaniosi di visibilità pubblica, davanti alle telecamere parlano di segnalazioni, marce cittadine, fiaccolate e raccolta firme - come se da Change.org piovesse l’intervento della autorità pubblica - salvo poi ricadere subito dopo, e subito prima, nel proprio orticello fatto di invidia, egoismo e silenzio.
Ci possiamo chiedere perché un uomo solo ed emotivamente in difficoltà non abbia ricevuto l’aiuto e la solidarietà della comunità in cui è vissuto o, peggio ancora, l’aiuto delle istituzioni appositamente preposte, certamente, ma se, come tutti gli indignados sostengono, Manduria non è mica la cittadina delle baby-gang, si dovrebbe almeno avere la decenza di riconoscere - sempre che se ne abbia il coraggio e che si abbia la voglia di crescere, migliorare e ripulire questo paese marcio da cima a fondo - che Manduria è la cittadina dell’omertà.
Quell’omertà tale da regalare ai cittadini una schiera di pseudo-amministratori - assessori, consiglieri, sindaci ed ex sindaci - imputati prima e condannati poi per corruzione, concussione, associazione di stampo mafioso e che sulla coscienza hanno ancora lo smaltimento dei rifiuti tossici nei calcestruzzi delle pareti delle nostre case e nei terreni grazie ai quali i nostri nonni campano.
Quell’omertà, specchio perfetto della comunità manduriana, tale da portare come trofeo la morte di un sessantenne la cui unica colpa era quella di vivere a Manduria.
Ma non ditelo ai manduriani sennò, poverini, s’indignano e s’incazzano.
Cristiano Marrella
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