Con quei tre siete andati insieme alle elementari. A quelli piaceva studiare, mentre a te piaceva molto di più quel lavoro, in cui riuscivi a sapere di tutti molto più di quanto fosse evidente. E ti affezionasti fin da subito alle vite degli altri, per criticarle e prenderti gioco di loro. Ma Gino, che era venuto con te alle elementari, oggi è medico. Davvero non c’è nulla da ridere sulla vita di quello. Ha sposato la figlia del conte: ora è realizzato come uomo e come marito. Però c’era sempre Alberto su cui ridere! Quello ormai non sapeva più la differenza tra il giorno con la notte, sempre appresso al suo lavoro di impresario. Spesso facevi battute impietose su sua moglie, ma chi ti sarebbe stato a sentire? Ormai lo sapevano tutti che tu eri una incorreggibile pettegola. Alberto si ritirò dal lavoro a cinquanta anni, vivendo delle rendite che si era costituito. A te rimaneva solo l’acrimonia e l’invidia. Restava Giovanni su cui cercare di ridere. Era emigrato dopo la laurea e… e quell’estate lo vedesti girare in Ferrari, mentre tu guardavi le vite degli altri.
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