Non è andata come i tromboni politici hanno detto. Non è affatto vero che non era prevedibile ma, anzi, in ambienti militari si sussurrava già da diversi giorni che sarebbe accaduto. Quel giorno tutti si alzarono convinti che sarebbe stata una giornata come le altre, senza infamia ne lode. La differenza, l’unica differenza, sarebbe stata nel fatto che eravamo a Beirut. Il generale mandò in giro le pattuglie col doppio delle munizioni, e questa è già una prova che sapevano quello che stava per succedere. Insieme alle pattuglie esploranti mandò unità da combattimento, e questa era un’altra prova che sapevano quanto sarebbe successo. In ralla ai camillini fu montata una mitragliatrice antiaerea: ma ci stavano mandando alla guerra questi? Si! Ci stavano mandando proprio alla guerra. L’attacco avvenne a dieci chilometri da Beirut. Ci difendemmo e lasciammo a terra diversi fedayn, ma la radio ci aveva imposto di tornare subito alla base. Il giorno dopo nessuno riportò la notizia. La vita umana non contava più niente a Beirut.
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