Mastro Tore era sempre stato uno dalle decisioni rapide. Ad un certo punto della sua vita decise che di scuole non ne voleva sapere più, e si mise a lavorare nell’edilizia. Aveva appena imparato a mettere a piombo una cantonata, quando decise che era ora di mettersi in proprio. Papà lo avrebbe aiutato se ci fosse stato bisogno di aiuti economici. Così lui prendeva aiutanti, rigorosamente a nero, con la promessa che, “se ingraniamo”, i soldi ci sarebbero stati per tutti. E gli operai aspettavano. Talvolta un operaio osava parlare, e mastro Tore gli diceva che non c’era più lavoro, e quindi non aveva più bisogno di lui. Così, questo mastro di coppole, aveva sempre molti operai che gli portassero avanti i lavori per compensi da ridere, mentre il succo se lo prendeva lui. Oggi racconta di quante villette abusive ha fatto al mare, quanti lavori decisamente fuorilegge ed ha un tenore di vita da milionario. Si pone una domanda: ma lo Stato non si è mai accorto che questo ha conti correnti in varie banche e villette dappertutto senza aver mai lavorato?
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