La banda di professori universitari precari ritorna sul grande schermo per il sequel di “Smetto quando voglio” diretto da Sydney Sibilia. Dove eravamo rimasti? Il neurobiologo Pietro Zinni è in carcere dopo aver tradito il resto della banda per salvare sua moglie incinta. L'ispettore di polizia Paola Coretti, anche lei secchiona ma “in divisa” propone al neurobiologo carcerato di concedergli la grazia in cambio di rimettere insieme la “banda” e scovare 30 smart drugs, droghe non riconosciute dallo stato e quindi tecnicamente legali. Il secondo capitolo di “Smetto quando voglio” è la degna continuazione del primo. L'elemento che più differenzia questo film dal primo è che la banda passa dalla parte dei buoni, più congeniale a dei professori universitari. In questo caso i super docenti potranno usare oltre al loro cervello, anche le capacità maturate sul campo come delinquenti a favore della polizia e quindi del bene. Gli innesti di due nuovi personaggi sono sia spassose che congeniali al racconto: un dottore esperto di anatomia, che guardando la postura degli avversari riesce a metterli ko; e un ingegnere ridotto per mancanza di lavoro a vendere armi per le tribù africane. Smetto quando voglio masterclass piace e convince, trasforma in maniera iperbolica ma verosimile alcuni dei difetti della nostra nazione in elementi di action movie e di commedia. Sibilia rende una critica reale e tangibile, come quella del precariato al cospetto di curriculum ineccepibili, in una storia mozzafiato e divertente. Dal punto di vista tecnico la regia ha uno stile da serie tv statunitense dai toni forti e sgargianti. Ma soprattutto va sottolineata la grande recitazione del cast, assolutamente ineccepibile nell'impersonare degli educatissimi nerd che si ritrovano a rubare, fare corse in auto e sparare sempre utilizzando le loro capacità intellettuali. Un film per tutti, che non manca di far emergere delle domande sulla società in cui viviamo. Valutazione 5 su 5 Antonio Cofano
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