Giovedì, 18 Aprile 2024

Salento Puglia e mondo

Operazione antimafia della Guardia di Finanza di Taranto

Tabula rasa, il pizzo sulle fiction, controllo sulla cosa pubblica, droga e armi targati Scu

La banda Tabula Rasa” La banda Tabula Rasa” | © La Voce di Manduria

Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, a conclusione di indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce - Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito nella mattinata un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di n. 11 indagati, di cui 8 in carcere, 1 agli arresti domiciliari 2 con obbligo di presentazione agli organi di polizia.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Lecce, rappresenta l’epilogo dell’operazione “Tabula Rasa” che ha consentito di sgominare un sodalizio criminale di stampo mafioso, operante nella provincia jonica, dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, al contrabbando di sigarette, attività perpetrate anche attraverso la detenzione illecita di armi e munizioni. Gli arresti sono stati eseguiti a Taranto, principalmente nei quartieri Tamburi e Tramontone.

Nel corso delle indagini è stata accertato che due fratelli tarantini, già appartenenti allo storico sodalizio criminale di stampo mafioso denominato “Sacra Corona Unita”, hanno proseguito negli ultimi anni l’azione delittuosa nell’area tarantina unitamente ad altri sodali, avvalendosi di una nuova forma di intimidazione, non più predatoria e violenta, ma silente e simbiotica rispetto al contesto sociale di riferimento.

L’associazione ha dimostrato di saper imporre la propria presenza anche nei confronti di esponenti di altri clan storici del capoluogo ottenendone il riconoscimento, anche in maniera violenta, nei casi in cui erano stati valutati come irrispettosi alcuni comportamenti.

L’attività investigativa svolta ha consentito poi di svelare come la compagine criminale, capeggiata dai due fratelli, grazie all’incontrastata egemonia esercitata nel quartiere Tamburi di Taranto, esercitasse un significativo controllo sulle attività lecite del territorio jonico preservando così l’egemonia dell’associazione mafiosa di origine.

In tale direzione è stato infatti accertato, in un caso, che la compagine criminale aveva imposto ad una casa cinematografica - che aveva realizzato le riprese di un film per alcune settimane a Taranto - la guardianìa a cura dei propri sodali dei mezzi e delle attrezzature utilizzate.

All’associazione era stato affidato, inoltre, il compito di controllare le aree comunali ove effettuare le riprese, individuare le aree di parcheggio, interloquire con gli abitanti dei condomini interessati dalle esigenze di scena pattuendo i compensi da erogare a titolo di ristoro per evitare contrattempi per la produzione.

A fronte di tali servigi il clan riceveva compensi in danaro nonché il controllo monopolistico del reclutamento delle comparse, cosa che sortiva l’effetto di accrescere il prestigio e la fama del sodalizio sul territorio di competenza.

In un'altra occasione, nel 2018, invece è stato acclarato il procacciamento di voti in occasione delle consultazioni elettorali indette per le elezioni comunali del capoluogo.

La forza dell’associazione ha trovato evidenza anche nel vedere il capo indiscusso assunto in un’azienda pubblica nonostante i rilevantissimi precedenti penali, ricoprendo, di fatto, mansioni superiori a quelle spettanti in modo da poter ottenere, in soli 10 anni, una progressione dal I al VI livello, assumendo potere anche nei confronti delle società private di cui condizionava le scelte in forza dell’incarico ricoperto, oltre che della riconosciuta pericolosità criminale.

Numerosi sono stati i reati contestati al sodalizio criminale. In particolare, hanno gestito la movimentazione di sostanze stupefacenti del tipo «cocaina» ed «hashish», maturando dei crediti che, in taluni casi, venivano riscossi anche mediante l’uso delle armi e della forza. Con riferimento a tale traffico illecito, nel corso dell’indagine sono stati effettuati numerosi sequestri, soprattutto nella fase della cessione in «panetti» a svariati clienti, alcuni dei quali tratti anche in arresto.

I militari del Comando Provinciale tarantino hanno effettuato poi consistenti sequestri di t.l.e. di contrabbando sia in un deposito gestito dal sodalizio, che a carico di taluni clienti ai quali gli stessi erano stati ceduti; nel corso delle indagini è stata rinvenuta e sequestrata anche una pistola con matricola abrasa. Sono state infatti accertate la detenzione illegale di armi comuni da sparo, l’esplosione di colpi di arma da fuoco in luogo pubblico e la detenzione illecita di munizionamento.

E’ stato registrato anche un episodio di danneggiamento di linee ferroviarie finalizzato a screditare l’operato di una società di vigilanza che aveva ottenuto l’appalto sulla linea ferroviaria Martina Franca – Taranto a discapito della società in cui era impiegato un membro del clan.

Le attività investigative hanno portato alla segnalazione complessiva all’Autorità Giudiziaria di 46 soggetti che risponderanno con diversi livelli di responsabilità di vari reati, in primis, nei casi più gravi, del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata oltre che al traffico di sostanze stupefacenti ed al contrabbando di t.l.e., anche alle estorsioni in danno di piccoli imprenditori locali e all’imposizione di servizi di guardiania.

L’operazione appena conclusa testimonia come la Guardia di Finanza Jonica, nonostante l’attuale contesto emergenziale, continui a dedicare, sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, la massima attenzione al contrasto delle organizzazioni criminali, anche di matrice mafiosa, a tutela dell’economia legale della provincia tarantina.

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1 commento

  • Domenico
    ven 5 giugno 2020 03:17 rispondi a Domenico

    Spero che i politici perbene commentino, come dovrebbero, anche questa notizia e non parlino solo di monnezza, spiagge e ciole. Un plauso al direttore per averla puntualmente pubblicata.

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