«Vogliamo esprimere dal profondo del nostro animo le più sincere scuse per le brutte e ingiustificabili azioni fatte da nostro figlio in suo danno». Inizia così la lettera dei genitori di uno dei «ragazzi cattivi» di Sava finiti nell’inchiesta «Bad boys» sulle presunte vessazioni e minacce estorsive subite da un pensionato e disagiato sociale costretto a cedere al «branco» piccole e continue somme di denaro. «Sappiamo benissimo che questo non può ripagare tutta la sofferenza che lei ha subito, anche noi stiamo soffrendo – continua la lettera – perché ci chiediamo come abbia potuto nostro figlio, cresciuto in una famiglia di umili e onesti lavoratori, approfittarsi di lei». Con parole che solo dal cuore ferito di un genitore possono uscire, gli autori della missiva si chiedono come il loro figlio abbia potuto sbagliare, addossandosi, per questo, delle colpe. «La nostra pena – dicono – è quella di recuperare un figlio che ha sbagliato e chiederci cosa possiamo fare oggi per rimediare anche ai nostri errori».
La lettera, che porta la data del 20 novembre scorso, è stata fatta recapitare alla vittima che vive protetto in una località fuori dalla provincia di Taranto, dal suo avvocato Agnese Pulignano (foto), tra le poche persone a conoscere il luogo dell’esilio. Un gesto che è stato molto apprezzato dalla professionista ed anche dal pensionato che si è commosso nel leggerla. L’avvocatessa Pulignano è rimasta anche lei colpita dall’iniziativa dei genitori. «Nell’indifferenza di tutti, istituzioni locali comprese che non hanno speso una parola di conforto e solidarietà nei confronti del mio assistito – dichiara il legale -, questi genitori sono stati così forti e sensibili da esprimere tutta la loro vicinanza a chi è solo. Sarebbe bello – conclude Pulignano - se questo gesto servisse da esempio ai genitori degli altri ragazzi ristretti e ai ragazzi stessi». Oltre alle parole di scuse, la lettera conteneva anche una somma di denaro «che non ha nessuna pretesa risarcitoria – si giustificano i genitori -, ma solo come piccolo gesto di solidarietà».
Nell’ultima visita fatta ieri al suo assistito, l’avvocatessa ha concordato con lui un’azione che non farà piacere a qualcuno. Il pensionato ha deciso di revocare l’atto di donazione di un suo appartamento a favore della sorella che in cambio avrebbe dovuto accudirlo. La casa in questione è quella toccatagli in eredità dai genitori che avevano diviso i beni tra i figli (oltre alla sorella la vittima dei bulli ha un fratello). Una materia delicata e complessa su cui si aprirà un sicuro contenzioso che impegnerà non poco l’avvocatessa Pulignano che ha preso a cuore la vicenda anche al di là dell’aspetto professionale. «È una persona profondamente sola e di una sensibilità sconfinata - dice - che nonostante tutto continua a preoccuparsi del destino delle persone finite sotto inchiesta dopo le sue denunce». Pur vivendo dignitosamente nel luogo del suo confino, il sessantunenne continua a chiedere di poter tornare nella sua Sava. Ipotesi che per ora sia i carabinieri che l’avvocatessa Pulignano ritengono ancora sconveniente.
L’attività investigativa condotta dai carabinieri della stazione di Sava, ha convinto la magistratura ad emettere venti misure cautelari e la denuncia a piede libero di altre cinque persone accusate a vario titolo di estorsione continuata in concorso, furto aggravato, rapina, detenzione e porto illegale di arma da sparo, atti persecutori. L’altro ieri il tribunale del Riesame ha respinto le richieste di anamento delle misure restrittive presentate dagli avvocati di sedici indagati.
Nazareno Dinoi
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1 commento
C.F.
dom 8 dicembre 2019 09:54 rispondi a C.F.Si chiedono cosa fare per rimediare! Semplice: visto che avete la patria potestà sui figli e quindi l'avvocato lo pagate voi (o lo anticipate voi e lo paga la collettività, come sospetto, per via di quell'abominio chiamato gratuito patrocinio), comunque l'avvocato lo nominate voi, rinunciate alla difesa (che quindi viene assegnata d'ufficio e di solito si impegna meno), oppure dategli mandato di tenere una difesa blanda. Lo Stato saprà educarlo meglio di voi, durante l'espiazione della pena. Altrimenti fate come i genitori degli orfanelli, ipocriti che piangevano davanti alle telecamere, ma hanno messo gli avvocatoni di lusso con tanto di perito, manco fosse il processo Enimont.