ArcelorMittal si prepara a spegnere gli impianti dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto. Un cronoprogramma dettagliato è stato presentato questo pomeriggio a Fim, Fiom, Uilm, nel corso di un incontro con l’amministratore delegato Lucia Morselli. Il primo impianto che sarà fermato è l’Altoforno 2, al centro di un contenzioso legale, a seguito della morte di un operaio nel 2015. L’azienda lo spegnerà entro il prossimo 13 dicembre. Entro la fine dello stesso mese sarà fermato l’altoforno 4, presumibilmente il 30 dicembre. Entro la prima metà di gennaio 2020 toccherà all’altoforno 1. Agglomerato, cokerie, centrali termoelettriche si fermeranno dopo lo stop degli altoforni. Secondo notizie aggiuntive a quelle diffuse dal sindacato, il Treno nastri 2 dovrebbe fermarsi a fine novembre (entro il 28) per mancanza di ordini.
I sindacati Fim, Fiom e Uilm annunciano che nella giornata di domani le segreterie nazionali incontreranno il ministro dello Sviluppo economico e i vertici di Arcelor Mittal e chiederanno «maggiore trasparenza e atti concreti necessari a dare risposte al territorio e ai lavoratori. DIversamente - sottolineano - saremo pronti a mobilitarci per rivendicare salute, ambiente e lavoro». Domani in concomitanza con l'incontro ministeriale il presidio permanente di Fim, Fiom e Uilm si trasferirà presso il Mise.
Rocco Palombella, Uilm: ArcelorMittal ha gettato la maschera
«Oggi si è consumato il fallimento di una classe politica che non è stata in grado di tutelare la salute dei cittadini di Taranto, un settore industriale fondamentale per l'economia italiana e salvaguardare oltre 20mila posti di lavoro. Questa situazione rappresenta anche la disfatta del leader mondiale dell'acciaio che non ha spudoratamente rispettato gli accordi sottoscritti. Da mesi denunciamo e facciamo appelli drammatici sulle condizioni produttive e industriali ma purtroppo non siamo stati ascoltati». Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, dopo aver appreso dell'avvio da parte di ArcelorMittal del programma di spegnimento degli impianti dello stabilimento di Taranto.
«Lo scorso 26 giugno - dichiara il leader Uilm - il responsabile Europeo del gruppo aveva già annunciato che senza immunità penale avrebbero chiuso gli stabilimenti e sarebbero andati via dall'Italia. Da quel momento in poi, si è innescata una tempesta perfetta, un tutti contro tutti».
«Il programma comunicato dall'azienda - continua - inizierà con l'avvio dello spegnimento degli impianti a metà dicembre per arrivare a metà gennaio con la completa chiusura. Nel dettaglio ci sarà lo spegnimento dell'Altoforno 2 a metà dicembre, l'Altoforno 4 a fine dicembre e l'Altoforno 1 a metà gennaio con la definitiva fermata delle due acciaierie. Infine le cokerie e le centrali termoelettriche 2 e 3».
«Da questo momento - conclude - si avvierà una fase drammatica in tutti gli stabilimenti italiani che avrà gravi ripercussioni su tutto il sistema industriale nazionale. Diventa difficile partecipare all' incontro previsto per domani al Mise dopo che la multinazionale ha comunicato la fermata di tutti gli stabilimenti, disattendendo l'accordo del 6 settembre 2018».
Alessandro Marescotti: avviare la riconversione
ArcelorMittal sta per fermare lo stabilimento Ilva. Alessandro Marescotti (PeaceLink): "E' previsto il progressivo fermo degli impianti, treno nastri 2 a fine novembre, due altoforni a dicembre e infine il terzo a gennaio. Il punto di pareggio fra costi e ricavi a 7 milioni di tonnellate/anno è irraggiungibile per la riduzione di richiesta di acciaio. Il rischio sanitario è stato recentemente dichiarato "inaccettabile" dalla commissione VIIAS anche agli attuali livelli di 4,7 milioni di tonnellate /anno. Lo scudo penale è un tentativo disperato di difendere una situazione irrecuperabile. Occorre una riconversione così come è stata realizzata con successo in altre parti d'Europa".
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