Mercoledì, 24 Aprile 2024

Salento Puglia e mondo

Franzoni, che si è sempre proclamata innocente, era stata condannata in via definitiva la sera del 21 maggio 2008 per l'uccisione del figlio

?Annamaria Franzoni è libera per buona condotta

?Annamaria Franzoni ?Annamaria Franzoni | © La Voce di Manduria

Annamaria Franzoni è una donna libera. Condannata nel 2008 a 16 anni per l'omicidio del figlio Samuele di tre anni, a Cogne il 30 gennaio 2002, nelle scorse settimane, apprende l'ANSA, è stata informata dal Tribunale di sorveglianza di Bologna che la sua pena è espiata, con mesi di anticipo rispetto alle previsioni, potendo usufruire di molti giorni di liberazione anticipata per la buona condotta. Da giugno 2014 era in detenzione domiciliare a Ripoli Santa Cristina, sull'Appennino bolognese.

Franzoni, che si è sempre proclamata innocente, era stata condannata in via definitiva la sera del 21 maggio 2008, quando la Corte di Cassazione confermò la sentenza della Corte di appello di Torino e già quella notte si aprirono per lei le porte del carcere di Bologna. Qui è rimasta fino al 2014, poi per quasi cinque anni è stata ai domiciliari a Ripoli, ma aveva già ottenuto il beneficio del lavoro esterno in una coop sociale e alcuni permessi per stare a casa con i due figli, di cui il minore nato un anno dopo il delitto.

I 16 anni di pena sono stati ridotti a meno di 11 grazie a tre anni di indulto e ai giorni concessi di liberazione anticipata, il cui presupposto è che il detenuto partecipi all'opera di rieducazione e di reinserimento nella società: è possibile ottenere fino a 45 giorni ogni semestre di detenzione, considerando anche quella domiciliare.

"La notizia ci lascia assolutamente indifferenti, è l'ultimo dei nostri pensieri". Questo il commento di Franco Allera, sindaco di Cogne, alla notizia della liberazione di Annamaria Franzoni. "La nostra comunità si è lasciata alle spalle questa vecchia storia", aggiunge Allera.

IL CASO

Dopo sei anni e quattro mesi di processo giudiziario e mediatico, la sera del 21 maggio 2008 la Corte di Cassazione confermò la sentenza della Corte di Appello di Torino: Annamaria Franzoni venne condannata a 16 anni per l'omicidio del figlio Samuele, e già nella notte si aprono per lei le porte del carcere di Bologna. Dopo poco più di dieci anni, e dopo un periodo trascorso ai domiciliari a Ripoli, sulla montagna bolognese, è una donna libera.

La donna era uscita dal carcere nel giugno del 2014 per scontare il resto della pena ai domiciliari, qualche mese prima era stata ammessa al lavoro esterno in una coop sociale e aveva già avuto alcuni permessi per passare periodi a casa con il marito e i due figli. Il più piccolo è nato un anno dopo il delitto.

L'ARRESTO

L'arresto scattò il 14 marzo 2002. Un mese e mezzo era passato da quando Samuele, 3 anni, morì nel lettone della casa di Cogne, la testa fracassata da 17 colpi di un'arma che non è mai saltata fuori. Servì un mese e mezzo agli inquirenti per mettere insieme gli elementi: il sangue sul pigiama, le macchie sugli zoccoli, gli otto minuti passati fuori casa per accompagnare l'altro bambino.

Ma non furono indizi sufficienti per il Riesame e in un paio di settimane l'avv. Carlo Federico Grosso ottenne la liberazione.

La Procura fece ricorso in Cassazione e ottenne l'anamento, il 19 settembre il Riesame bis stabilì che l'ordine di cattura era valido, gli indizi c'erano, ma la donna attese il processo in libertà.

IL PROCESSO

Franzoni, che nel frattempo si era affidata al noto avvocato Carlo Taormina, arrivò a processo in primo grado il 19 luglio 2004. Scelse l'abbreviato, il rito sulle carte, e fu sufficiente un'udienza per il verdetto: 30 anni di condanna, decisi dal gup di Aosta. In attesa dell'appello, la difesa provò varie strategie, tra cui quella di denunciare un vicino di casa; ma le carte arrivarono alla Procura di Torino che ipotizzò un inquinamento della scena del delitto: fu il Cogne-bis.

Il processo di secondo grado per l'omicidio partì il 16 novembre 2005, con Taormina che rimise il mandato il 20 novembre 2006. Al suo posto venne chiamato un legale d'ufficio,Paola Savio, che con il collega Lorenzo Imperato tutt'ora assiste Franzoni. La strategia della difesa fu più misurata e nella decisione della Corte di Appello si terrà conto delle attenuanti: la pena fu ridotta a 16 anni, come confermerà la Cassazione.

La battaglia allora si spostò alla Sorveglianza, con le richieste di permessi, respinte con l'unica eccezione del funerale del suocero, il 31 agosto 2010. Così come venne rigettato, a settembre 2012, il ricorso per la detenzione domiciliare speciale per assistere il figlio minore. A ottobre 2013, la svolta, con l'ok al lavoro esterno al carcere e i primi permessi. Trascorse l'ultima parte della pena agli arresti domiciliari. (Ansa)

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