Venerdì, 19 Aprile 2024

Politica

Il memoriale, già depositato alla cancelleria del Tar del Lazio, è stato preparato dagli avvocati Angelo Vantaggiato di Lecce e Gianluigi De Donno di Manduria, già ex sindaco...

In 21 pagine perchè Manduria è "No mafia"

No mafia ricorso Tar No mafia ricorso Tar | © La Voce

È composto da ventuno pagine, quattro grosse obiezioni e una decina di aspetti discordanti il ricorso presentato da dieci ex amministratori del consiglio comunale di Manduria che il governo ha sciolto con l’accusa di infiltrazioni mafiose. Il memoriale, già depositato alla cancelleria del Tar del Lazio, è stato preparato dagli avvocati Angelo Vantaggiato di Lecce e Gianluigi De Donno di Manduria, già ex sindaco della stessa giunta mandata a casa prima dalla politica locale e poi, per decreto, dal ministro dell’Interno. L’obiettivo dei ricorrenti è quello di cancellare l’onta della mafiosità sia dalla città che da sé stessi. I punti principali su cui sprecano maggiori energie gli avvocati, riguardano i fatti che secondo la direzione distrettuale antimafia proverebbero il condizionamento della politica da parte della malavita organizzata. Nell’ordine: la presunta raccomandazione del sindaco per trovare lavoro ad un pregiudicato finito tra gli arrestati dell’inchiesta da cui è scaturito lo scioglimento; la gestione della Fiera Pessima; l’assegnazione delle case occupate; infine il favorire un’attività commerciale, il cui proprietario sarebbe legato al clan, permettendogli di occupare abusivamente il suolo pubblico con un dehors e patrocinare eventi da questo organizzati. La difesa da queste accuse è già nota. La presunta raccomandazione dell’ex sindaco, si fa notare, è ricavata dal dialogo tra due pregiudicati e non, come ha invece fatto intendere il ministro nella sua relazione, da una intercettazione diretta in cui a parlare era il primo cittadino; le due edizioni della Pessima non sono state affidate senza gara ma per effetto di una proroga prevista nel bando di gara stesso; l’assegnazione dell’alloggio popolare ad una parente di un malavitoso era un atto dovuto come ha potuto constatare la Guardia di Finanza per cui l’interessamento «di uno o più esponenti politici anche in odore di mafia – si legge - non ha in alcun modo inciso sulla legittimità del provvedimento finale»; per quanto riguarda l’aver favorito il malavitoso nella sua attività commerciale, i ricorrenti fanno notare che le autorizzazioni sono materia amministrativa e non politica (quindi dei dirigenti) e comunque, «non può non evidenziarsi – scrivono gli avvocati - per quanto certamente non costituisca“scusante”, dal punto di vista giuridico, la circostanza che la medesima situazione era consentita pressoché a tutti i titolari di esercizi similari nel territorio di Manduria».

Il memoriale punta poi su due motivi di dissenso: l’eccessiva enfasi, in alcune parti definita addirittura «esagerata», con cui le due relazioni (prefetto e ministro), affrontano questioni ritenute invece irrilevanti o penalmente non perseguibili; e il fatto che ad essere indagati siano solo due politici, tra l’altro incensurati e privi di incarichi perché dimissionari.

Per il primo appunto, si legge: «Gli Organi proponenti e procedenti utilizzano la non condivisibile tecnica di esaltare alcuni elementi, anche non fattuali, sminuendone altri». Si fa qui l’esempio della Fiera Pessima nella parte in cui si censura l’ex giunta per aver fatto fare la gara ad una ditta indagata perchè avrebbe falsificato le carte e si lascia perdere il commissario prefettizio che alla stessa ditta aveva concesso la partecipazione della gara pur sapendo che fosse inquisita con quei sospetti. «Il falso non risultante da alcun atto formale ed ignoto agli amministratori di marca politica – si scrive - è elemento valorizzato quale dato corroborante del condizionamento mafioso; il falso comprovato e documentato da un procedimento penale instaurato non ha più alcuna rilevanza se il procedimento di gara viene svolto allorquando alla guida dell’Ente vi è un commissario straordinario». Il ricorso si conclude così: «Gli episodi considerati nelle Relazioni, comunque certamente da ridimensionarsi nella loro effettiva portata fattuale e giuridica o, meglio, pretesa antigiuridica, sia pure sottoposti a una valutazione di insieme, non pongono in evidenza elementi concreti, univoci e rilevanti, idonei a configurare la compromissione del buon andamento o dell’imparzialità dell’Amministrazione locale e, per quel che più interessa, non hanno avuto alcun effetto concreto sul regolare svolgimento delle principali funzioni dell’Ente locale».

Idettagli del ricorso saranno spiegati domani, domenica 24 giugno alle ore 19,30, nel corso di un incontro pubblico organizzato in Piazza Commestibili a Manduria dal movimento politico dell’ex sindaco Roberto Massafra, «Manduria Futura».

Il ricorso è stato firmato dal’ex sindaco Roberto Massafra, dal vice Gianluigi De Donno (che lo cura anche come avvocato), dagli ex assessori Mimmo Lariccia, Roberto Puglia, Claudio Digiacomo, Giuseppina Distratis, e dagli ex consiglieri comunali, Pierpaolo Barbieri, Lino De Mauro, Giuseppe Maggi, Marita Minonne, Vincenzo Pisconti e Roberto Puglia.

Nazareno Dinoi

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