Giovedì, 28 Marzo 2024

Politica

Tra tutti gli ex amministratori, l’avvocato Gianluigi De Donno, già numero due della giunta Massafra, è l’unico ad aver reso pubbliche posizioni contro lo scioglimento per mafia del comune di Manduria. Ed è il primo a non...

De Donno sullo scioglimento per mafia: “ad ognuno le sue responsabilità, noi siamo puliti”

Gianluigi De Donno Gianluigi De Donno | © La Voce

Tra tutti gli ex amministratori, l’avvocato Gianluigi De Donno, già numero due della giunta Massafra, è l’unico ad aver reso pubbliche posizioni contro lo scioglimento per mafia del comune di Manduria. Ed è il primo a non sottrarsi alle nostre domande.

Avvocato, in un suo post su Facebook ha lasciato intendere che dietro la decisione del ministro ci sia un disegno tutto politico. Cosa intende dire?

«Sulla base della relazione che ho letto, mi pareva che vi fosse un pregiudizio nei confronti della politica manduriana. Tanto affermavo sulla scorta delle imprecisioni e inesattezze contenute nella relazione ministeriale, rese ancor più evidenti dalla relazione del prefetto: una per tutte il completo stravolgimento della vicenda della pretesa raccomandazione fatta dal Sindaco che Minniti da per provata trascurando proprio il passaggio fondamentale (mancanza di riscontri), che svuotava di significato l’episodio».

A parte questo, non vi sentite proprio responsabili di quanto è accaduto?

«Perché il Sindaco o altri componenti della coalizione che ha vinto le elezioni nel 2013 dovrebbero sentirsi responsabili degli eventuali reati commessi da alcuni amministratori? I candidati, quando sono stati inseriti nelle liste, hanno presentato tutti la dichiarazione ex art. 58 T.U. di non essere coinvolti in procedimenti penali e di non avere precedenti; la proclamazione degli eletti, lo ricordo, viene fatta da una commissione in cui c’era un magistrato che a ha rilevato. Certo se qualcuno di noi fosse stato messo al corrente di quanto rivelato dalle intercettazioni sarebbe stato diverso. A ragionare col senno di poi è troppo semplice».

Quindi rifiuta anche la responsabilità politico o, come si dice, quella di un mancato controllo?

«E che tipo di controllo poteva fare il Sindaco o chi per lui sulle eventuali collusioni o sui condizionamenti che alcuni componenti dell’amministrazione avrebbero avuto dalla criminalità organizzata? Piuttosto ci sarebbe da chiedersi perché un fatto accertato nel 2013 attraverso le intercettazioni, quale quello dell’appoggio asseritamente chiesto da un eletto al Campeggio (Antonio Campeggio, il presunto capo clan, NdR), sia in fase di campagna elettorale che successivamente, per la nomina a presidente del consiglio, non sia stato portato a conoscenza del Sindaco, per dargli modo di espellere dalla sua maggioranza i soggetti coinvolti. All’obiezione che questo avrebbe potuto pregiudicare le indagini osservo che, se questo è vero, è altrettanto vero che poi non si può addebitare al sindaco di non aver controllato, tanto più non avendo alcuno strumento di indagine a disposizione».

Ora il ministro dovrà indicare gli incandidabili. Si è fatta un’idea di chi potrebbe essere e se a pagare saranno solo i politici o anche i responsabili di qualche ufficio?

«Cosa deciderà di fare Minniti o chi per lui in merito all’incandidabilità non lo so: per legge la procedura può riguardare solo i politici mentre nei confronti di dirigenti e dipendenti possono essere assunti provvedimenti di sospensione e trasferimento, ovvero procedimenti disciplinari».

Una delle accuse che vi addebitano riguarda il famoso dehor abusivo. Cosa ha da dire in proposito?

«Per quanto riguarda quella storia a me pare che l’accusa della relazione prefettizia sia rivolta più che altro verso i funzionari, salvo il ruolo dei politici coinvolti nel procedimento penale. La relazione del prefetto contesta l’aver provveduto in quel lungo arco di tempo a mantenere le installazioni abusive senza che nessuno degli organi deputati ai controlli, ben consci dell’esistenza degli arredi per il dehor, abbiano provveduto realmente a sanzionare il medesimo obbligandolo a rimuovere le opere».

In effetti, già allora, in un caso analogo, qualcuno faceva notare l’incongruenza del comune che si faceva pagare la tassa per l’occupazione del suolo pubblico per una struttura abusiva.

«Sulle ragioni per cui il Comune ha incassato la relativa tassa dovresti chiedere ai vigili urbani; io ho sempre censurato, in termini generali, questo modus procedendi. L’affermazione che la giunta sapesse dell’occupazione abusiva è frutto di una libera interpretazione poiché nella delibera ci si preoccupa solo di demandare agli uffici una verifica sull’effettivo pagamento della Tosap relativa al dehor, ai fini di un contrasto all’evasione».

Poi nella relazione c’è il richiamo alla delibera di patrocinio di uno spettacolo organizzato sempre dal titolare di quel bar.

«Era uno spettacolo alle porte della stagione estiva e quindi, come tanti altri eventi di questo tipo, per di più senza oneri per le casse comunali, si è concesso il patrocinio. Tieni presente che la delibera di cui parliamo non era neppure inserita all’ordine del giorno inviatoci dalla Segreteria e quindi l’avrà tirata fuori l’assessore al ramo all’ultimo momento, pertanto nessuno degli altri componenti la giunta ha avuto modo di esaminarla preventivamente».

C’è qualcosa nella relazione del prefetto che meriterebbe di essere approfondita?

«A me sembra importante un passaggio della relazione prefettizia in cui, dopo aver scritto che la Polizia Locale eleva 4 verbali nei confronti di altrettante attività, tra cui quella di Omissis (immagino B52), trasmessi al dirigente Urbanistica ed a quello delle Attività produttive, un tale Omissis, che credo sia Marino, avrebbe chiesto ad altro Omissis, che credo sia Dinoi, “se il sig. Omissis (immagino De Pasquale) avesse ottemperato a quanto disposto nel verbale del 5/2/2016”. “Negli atti prodotti dal Comune non si rinviene alcuna risposta alla suddetta richiesta di chiarimenti”. Ebbene, se si va a leggere il regolamento dehors 2012, art. 20, è facile stabilire di chi fossero le competenze: “L’organo accertatore deve intimare sul verbale di contestazione la rimozione delle strutture entro 5 giorni e trasmettere la corrispondente segnalazione al Responsabile Servizio Attività Produttive. Nel caso in cui il trasgressore non provveda il Responsabile Attività produttive emette un atto di diffida».

Nazareno Dinoi

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4 commenti

  • Greco maria luisa
    mer 23 maggio 2018 03:00 rispondi a Greco maria luisa

    Rispondo aGevarra ti consiglio di rileggere gli articoli su mafia capitale Dove la sinistra era politicamente coinvolta ma per salvarsi la faccia e non sciogliere il comune di Roma per mafia la questione morale svani all improvviso o non è. Stato mai risolto dai partiti come diceva Berlinguer e quindi parliamo di fallimento della politica

  • Guevara
    mer 23 maggio 2018 01:01 rispondi a Guevara

    Allora tutti innocenti, il degrado ,il malaffare i favoritismi non esiste tanto meno a Manduria

  • sergio di sipio
    mer 23 maggio 2018 12:49 rispondi a sergio di sipio

    Vi siete dimenticati del mio intervento sull'argomento Di Donno? Oppure non Vi andava bene e l'avete censurato?

  • Maria Luisa Greco
    mer 23 maggio 2018 09:35 rispondi a Maria Luisa Greco

    Diceva Enrico Berlinguer leader del partito comunista italiano la questione Morale non è. Stata mai risolta in Italin però viene usata come dice lei Avvocato come pregiudiziale nei confronti della politipa manduriana perché se esistesse un articolo di legge sulla questione Morale il sindaco Massafra e il comune di Manduria potrebbero chiedere un risarcimento per danni morali forse così si smetterebbe di fare giustizialismo polirico sui giornali sui siti e nelle piazze

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