In definitiva, fa sapere l’Acquedotto pugliese in una nota stampa, a scegliere la località Urmo Belsito quale sito ideale per la costruzione del depuratore consortile dei comuni di Manduria-Sava, «al netto – scrive - di tutti i vincoli ambientali e paesaggistici dell’area circostante», è stata anche l’amministrazione di Avetrana. Territorio pesantemente penalizzato da tale scelta perché intacca l’omonimo insediamento residenziale-turistico vicino alla costa. «Con un documento congiunto del 2014 – fa sapere il numero uno dell’ente idrico Simone Di Cagno Abbrescia -, le amministrazioni comunali di Manduria e Avetrana hanno condiviso formalmente il sito prescelto, condizionandolo all’abbandono della condotta sottomarina e proponendo un recapito sul suolo attraverso trincee disperdenti in località Masseria della Marina».
Tale evenienza viene poi addolcita dal vicesindaco avetranese, Alessandro Scarciglia, che in una lettera aperta indirizzata al presidente dell’Aqp, pur ammettendo l’accordo, bolla il virgolettato di Di Cagno Abbrescia come «un goffo tentativo di anare l’unità dei vari movimenti popolari che contestano la costruzione del suddetto depuratore».
Ad infuocare la polemica, con accuse dirette rivolte proprio a Scarciglia (all’epoca die fatti sempre numero due della giunta), è l’ex vicesindaco e attuale consigliere comunale di opposizione, Luigi Conte che in un commento pubblicato sui social fa vacillare la credibilità della figura istituzionale punta di lancia del movimento «No al depuratore ad Urmo». Parlando di «accordi condivisi» tra le due amministrazioni «con l’indubbia penalizzazione dei cittadini di Avetrana», Conte fa i nomi di chi amministrava la cosa pubblica dell’epoca. «Rammento a quelli che hanno problemi di cattiva memoria – scrive l’ex sindaco -, chi erano gli amministratori di Avetrana nel 2014: De Marco Mario (sindaco), Scarciglia Alessandro (vicesindaco), Minò Antonio, Tarantino Enzo e Petarra Daniele (assessori). Finalmente la neve si scioglie», conclude Conte».
Nella sua replica a Di Cagno Abbrescia (e non ancora a Conte), la difesa di Scarciglia appare debole perlomeno rispetto ai termini attuali dello scontro. Ammettendo l’esistenza di quell’accordo siglato nel 2014 tra il sindaco di Manduria, Roberto Massafra e di Avetrana, Mario De Marco, il vicesindaco Scarciglia cerca di «chiarire che in quel momento storico (ma a è cambiato oggi) l’allora presidente della Regione Puglia vietava di discutere di delocalizzazione del depuratore e, quindi, con quel documento datato 12 novembre 2014, gli allora sindaci dei comuni di Avetrana e Manduria riescono ad ottenere dalla Regione l’eliminazione della condotta sottomarina». Unica difesa dell’allora primo cittadino di Avetrana, la dichiarazione fatta inserire nel verbale in cui si riconosceva «una indubbia penalizzazione subita dai propri cittadini per la scelta della localizzazione del depuratore in contiguità con l’area residenziale Urmo Belsito». Ben poca cosa rispetto al risultato ottenuto da Aqp e Regione Puglia che con quell’accordo portarono a casa il preziosissimo placet dei sindaci dei due comuni grazie al quale si è poi mossa la complessa macchina delle autorizzazioni e, in seguito, delle ruspe.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Ale
mer 14 agosto 2019 10:24 rispondi a AleQuali benefici per la popolazione in merito alle bollette saranno scontate. o dobbiamo solo prendere le cose solo negative