Tangenti in cambio di appalti. Di questo devono rispondere l’attuale sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti e l’ex vicesindaco dimissionario, Domenico Margheriti, con tre imprenditori manduriani, Cosimo Abete, Pasquale e Massimiliano Pedone, padre e figlio. Tutti e cinque sono stati coinvolti con altri 70 indagati nella grande inchiesta «Impresa» dell’antimafia di Lecce che ha portato allo scioglimento per mafia del comune di Manduria. La Procura della Repubblica brindisina che si è occupata dei due amministratori erchiolani e dei tre manduriani dopo lo stralcio della loro posizione dall’inchiesta madre perché i reati contestati non rientrano tra quelli dell’aggravante mafiosa, ha fatto notificare ieri l’avviso di conclusione delle indagini preliminari condotte dal sostituto procuratore Giuseppe De Nozza. In concorso tra loro gli indagati devono rispondere di corruzione continuata e aggravata. A difendere i due politici saranno gli avvocati Raffaele Missere del foro di Brindisi e l’avvocato Michele Iaia del foro di Bari mentre gli imprenditori si sono affidati a Lorenzo Bullo del foro di Taranto.
Secondo l’accusa che ha preso in considerazione una serie di intercettazioni ambientali tra gli indagati, il primo cittadino con il suo vice che in giunta ricopriva anche il ruolo di assessore alle politiche comunitarie, programmazione e bilancio, politica sociale e pubblica istruzione, avrebbero promesso alle due imprese agevolazioni nell’assegnazionedi futuri appalti di opere pubbliche. In un caso descritto agli atti, la presunta agevolazione promessa sarebbe già avvenuta in cambio di denaro. «Dopo l’assegnazione dell’opera appaltata dal comune di Erchie per i lavori di completamento delle infrastrutture primarie della zona Pip a carattere artigianale in favore della ditta Tecnoscavi Srl – si legge nell’avviso di garanzia -, ottenevano a titolo di tangente il pagamento di ottantamila euro con la promessa di ulteriori dazioni di denaro già concordate per una cifra complessiva di centodiecimila euro». L’appalto in questione aggiudicato ai Pedone per un importo di un milione di euro, riguardava opere per manti bituminosi, reti fognarie, pluviali e di pubblica illuminazione della nuova zona industriale di Erchie. «Con le aggravanti – aggiunge il pm – di aver riguardato la corruzione anche un contratto di appalto stipulato da ente pubblico sottoposto al controllo dei pubblici ufficiali corrotti».
In un altro caso di cui deve rispondere solo il sindaco Margheriti e gli imprenditori Pedone, il primo cittadino avrebbe inviato alla Regione Puglia una segnalazione in cui esponeva false irregolarità nell’esecuzione dell’opera da parte di un’altra impresa, la «Eolica Erchie», firmando anche un’ordinanza sindacale contingibile e urgente di blocco dei lavori nei confronti della stessa ditta «dietro promessa- scrive il pubblico ministero –, di consegna di una percentuale di denaro pari al 10-12% da applicare sull’importo del contratto di subappalto che l’impresa Tecnoscavi dei Pedone avrebbero ottenuto per l’esecuzione dei lavori di movimento terra al parco eolico». Il magistrato inquirente, infine, definisce questo comportamento come «attività di ostruzionismo» del sindaco nei confronti della ditta Eolica Erchie «che rischiava, così, di perdere i benefici sull’incentivazione dell’energia rinnovabile e l’autorizzazione regionale per la costruzione del parco eolico».
Ora i cinque indagati con i rispettivi avvocati, Misere, Iaia e Bullo, hanno a disposizione venti giorni di tempo per valutare le migliori mosse difensive. L’orientamento sarebbe quello di chiedere al pm di essere interrogati.
Nazareno Dinoi
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