La Procura della Repubblica di Taranto ha disposto il sequestro del maneggio «Corte dei Vescovi» di Manduria dove è in corso un’indagine per la morte sospetta di uno dei cavalli ricoverati, Nerone, un murgese su cui è stata già eseguita l’autopsia dagli esiti ancora sconosciuti. Il provvedimento firmato dal pubblico ministero Lucia Isceri, è stato notificato al proprietario della struttura, l’imprenditore Cosimo Decataldo di Sava che ha già annunciato opposizione. Gli animali ancora presenti nelle stalle, tre cavalli e due pony, sono stati affidati ad un rappresentante dell’associazione per la difesa dei cavalli, la «Italian Horse Protection» (IHP) che appena ne verrà in possesso li trasferirà a Cassano Murge dove gestisce una struttura simile. Ad occuparsi delle operazioni è l’avvocato Francesco Di Lauro che ha curato l’esposto da cui ha avuto origine il sequestro corredato dal parere di un veterinario il quale certificherebbe lo stato di non salubrità degli animali e degli ambienti in cui vivono.
A sollevare il caso sin dai primi giorni di settembre, quando Nerone era ancora vivo ma in condizioni di salute precarie, è stata l’associazione IHP promotrice di diversi esposti presentati ai carabinieri della forestale di Manduria, alla Asl veterinaria e al Ministero della Salute in cui si lamentava la situazione di abbandono del maneggio conteso tra il proprietario, Decataldo e il gestore, Davide De Summa, accusato dal primo di aver maltrattato gli animali e di cattiva conduzione del maneggio. Il tredici settembre, circa una settimana dopo l’allarme degli animalisti, Nerone è deceduto nella stalla senza poter ricevere le cure e l’alimentazione necessarie. È partita così la denuncia alla Procura della Repubblica di Taranto firmata dal presidente di IHP, Sonny Richichi che chiedeva di indagare sulla morte del cavallo e di ricercare le responsabilità di tale decesso. Tardivamente, il 14 ottobre, con le indagini in corso e l’autopsia effettuata sull’animale, il comune di Manduria firmava il decreto di sgombero delle stalle che non veniva mai recapitato al proprietario il quale prendeva possesso dei cinque equidi ancora in vita.
Un passaggio, quest'ultimo, che non è piaciuto agli attivisti dell’associazione animalista i quali si sono fatti protagonisti dell’ennesima richiesta di affidamento dei cinque cavalli e del sequestro del maneggio.
Secondo il proprietario Decataldo, la magistratura avrebbe «preso un abbaglio perché i cavalli a lui affidati erano in uno stato di salute perfetta e che a non andare bene erano gli ambienti in cui vivevano». Stato di disgrazia che il proprietario attribuisce al vecchio gestore, De Summa che a sua volta si difende così: «Ho scritto già che la Asl non ha mai riscontrato maltrattamento o cattiva detenzione dei cavalli durante la mia gestione evidenziando piuttosto la non adeguatezza della struttura». Gli animalisti, da parte loro, insistono: «Noi – afferma il presidente Richichi - chiediamo esclusivamente, e pretendiamo, giustizia per Nerone e tutti gli altri cavalli coinvolti. A tale ultimo proposito, rivolgiamo un appello a quanti ritengono di poter fornire elementi utili a contattarci, garantendo loro ogni riservatezza».
Nazareno Dinoi
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1 commento
gerardo.marzo
dom 6 ottobre 2019 09:43 rispondi a gerardo.marzod'accordissimo su tutto, i responsabili ne risponderanno e speriamo in maniera giusta, ma la mia riflessione va su di noi come genere umano, cioe' tanto clamore , tanta indignazione per l'accaduto, ai danni di animali bellissimi , e come paradosso in giro ci sono macellerie che vendono carne equina !!! mha!!