Sarebbero stati in sei, tutti manduriani dai 50 ai 62 anni, cacciatori regolari, ad uccidere un anno fa il daino fuggito da un agriturismo di Torricella che si aggirava nelle campagne della città Messapica. Lo hanno stabilito le indagini condotte dalla polizia di Manduria che in questi giorni ha notificato gli avvisi di garanzia agli indagati che devono rispondere, in concorso tra loro, del reato che punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni «chiunque, per crudeltà o senza necessità provoca la morte di un animale». Ad uno di loro, inoltre, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Taranto, Mariano Buccoliero, viene contestata anche la detenzione illegale di cartucce calibro 7,65 e l’omissione della custodia con la dovuta negligenza di una pistola Beretta dello stesso calibro. La storia di «Bambi», così come i social battezzarono l’animale della specie protetta, fece scattare una caccia tra gli animalisti che cercarono di catturarlo per metterlo al sicuro.
Il primo ad avvistarlo fu il responsabile manduriano del Wwf, Francesco Di Lauro che lo fotografò e lo riprese in un breve filmato senza però riuscire a vincere la naturale diffidenza dell’animale. Qualche giorno dopo lo stesso animalista Di Lauro con il veterinario manduriano Patrizio Fontana, erano riusciti ad avvicinare «Bambi» che si fece anche accarezzare dando il tempo al veterinario di sparargli con la cerbottana un dardo soporifero che non riuscì a penetrate la spessa pelliccia provocando solo la fuga dell’animale spaventato.
Quello che si temeva avvenne circa una settimana dopo quando si sparse la notizia che Bambi era stato ammazzato. La polizia del commissariato di Manduria, sollecitata da una denuncia presentata da Di Lauro, cominciò quindi ad interessarsi del caso arrivando, due giorni dopo, ad individuare i primi sospettati. Nel corso di una perquisizione a casa di uno di loro, gli agenti trovarono in un frigo otto chilogrammi e mezzo di carne macellata fresca che l’uomo dichiarò trattarsi di maiale. Circostanza che fu poi smentita dal veterinario a cui gli investigatori sottoposero il reperto. Le indagini successive portarono gli investigatori ad individuare gli altri cinque cacciatori destinatari a cui sono stati notificati avvisi di garanzia. A quanto pare per avvicinare «Bambi» i sei cacciatori avrebbero usato come esca un melagrano, frutto di cui i daini vanno ghiotti.N.Din.
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1 commento
Alessandro il grande
ven 21 dicembre 2018 07:30 rispondi a Alessandro il grandeBè direi di ritirare definitivamente anche il porto d'armi per quelli che si qualificano come cacciatori..ma penso che arriverà in automatico questo visto che sono stati denunciati per bracconaggio..