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A causare l’incidente stradale avvenuto l’altro ieri pomeriggio sulla circumvallazione di Manduria, sarebbe stata un’auto pirata. A raccontarlo ai carabinieri è stata Annamaria Maiorano, una delle cinque persone rimaste ferite, la più grave, che dall’ospedale di Manduria dove è ricoverata in attesa di un intervento chirurgico, ricorda quella drammatica esperienza. «Ho ancora negli occhi la scena che mi porterò dentro per sempre, sperando che almeno sul mio corpo non resteranno i segni delle ferite». La ventottenne di Lizzano alla guida della sua Fiat Punto ed era diretta nella residenza per anziani dove lavora quando, all’altezza di un incrocio semaforizzato, ma non funzionante, si è scontrata frontalmente con una Ford Fiesta che procedeva nella direzione opposta. Nell’impatto è stata lei ad avere la peggio: fratture scomposte alla tibia sinistra, contusioni varie e ferite al volto e alle gengive. Questa mattina, lunedì 19 novembre, sarà sottoposta ad un delicato intervento ortopedico. La prognosi, non ancora definita, non sarà breve e ancora più lunga sarà la riabilitazione. Fortunatamente lievi le ferite riportate dagli altri quattro che erano a bordo della Fiesta, tutti manduriani tra i 30 e 35 anni, dimessi dopo gli accertamenti. Praticamente distrutte, invece, le due autovetture coinvolte, illesa quella che si sarebbe allontanata facendo perdere le proprie tracce. Ne ha memoria l’infermiera Maiorano che ha raccontato tutto ai carabinieri di Manduria intervenuti per ricostruire la dinamica.
«Ero in anticipo - dice - e mancava poco per la clinica dove lavoro come infermiera. All’altezza dell’incrocio con semaforo lampeggiante, la macchina che procedeva dalla parte opposta alla mia ha svoltato improvvisamente per immettersi nella strada alla sua sinistra che porta nell’abitato. Per evitarla ho dovuto sterzare e mi son trovata di fronte l’altra autovettura che marciava dietro quella che mi aveva costretto a fare quella manovra». I ricordi della giovane sono lucidi anche se non è riuscita ad individuare la marca dell’auto pirata. «Ricordo benissimo che era di grossa cilindrata, modello Suv, di colore bianco con i vetri oscurati, forse un’Audi ma non ne sarei sicura; sicurissima, invece, è la fretta che aveva chi la guidava che non si è fermato nemmeno per soccorrerci»,afferma la donna che spera in un ripensamento del «pirata». «Mi hanno detto – aggiunge l’infermiera - che nelle vicinanze ci sono delle telecamere di sorveglianza che potrebbero aver ripreso la scena; un motivo in più – conclude la ragazza – per convincere il responsabile ad autodenunciarsi». Di questo si occupano i carabinieri.
L’infermiera ferita deve infine molto a chi l’ha soccorsa e le è stato vicino in queste ore. «Vorrei ringraziare il mio datore di lavoro, Michele Erario e le amiche Ramona Scialpi e Alessandra Dimaggio la cui presenza mi è stata molto di conforto».
Nazareno Dinoi
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