Nuova udienza ieri mattina nel tribunale di Taranto del processo sul triplice omicidio di Sava commesso il 17 novembre del 2017 che vede alla sbarra l’appuntato dei carabinieri Raffaele Pesare, di 54 anni, autore dell’uccisione, con la propria pistola d’ordinanza, di suo padre, la sorella e il cognato. Nella seduta durata meno di un’ora, è stato dato seguito alla richiesta dall’avvocato difensore, Lorenzo Bullo, di stabilire il possesso delle facoltà di intendere e di volere dell’imputato al momento dell’assassinio ed anche l’attuale capacità di affrontare un processo a suo carico. Per questo il gup ha affidato incarico di perizia allo psichiatra Oronzo Greco di Lecce ed ha accolto la richiesta del pubblico ministero Maria Grazia Anastasia che ha nominato il professore di psicopatologia forense del Policlinico di Bari, Roberto Catanesi. Le parti civili rappresentate dall’avvocato Franz Pesare, così come la difesa, si sono riservate di individuare a loro volta un consulente di parte. Le attività peritali inizieranno il prossimo 25 settembre e si dovranno concludere in novanta giorni così come richiesto dai periti. Nella prossima udienza fissata per il 7 dicembre, è previsto l’esame dell’imputato e la proiezione in aula di un video girato da un carabiniere al momento del suo arrivo, subito dopo la strage, nell’appartamento dove furono uccise le vittime. Le drammatiche scene registrate con un videotelefono, riprendono il maresciallo ferito che farfuglia frasi di pentimento («ho fatto una caz…ta»). Sempre il 7 dicembre, su richiesta questa volta del pm, l’esame dell’imputato sarà videoregistrato e consegnato ai periti per valutarlo al fine del loro giudizio conclusivo. L’ex carabiniere che dopo avere ucciso a bruciapelo i suoi parenti aveva tentato a sua volta di togliersi la vita con un colpo di pistola al mento, ha assistito all’udienza di ieri in maniera composta e senza aprire bocca se non per brevi consulti con il suo avvocato. Subito dopo è stato riportato nel carcere di Matera dove è sottoposto alla detenzione cautelativa i cui termini di scadenza sono stati sospesi per tutta la durata delle prossime perizie.
Sono ancora lunghi, dunque, i tempi perché si giunga ad una sentenza mentre la piccola comunità di Sava non dimentica l’orrore di quel 17 novembre dello scorso anno quando la furia omicida s’impossessò della mano e della volontà di un apprezzato e irreprensibile difensore della giustizia, marito e padre legatissimo al proprio lavoro come alla sua famiglia. Una famiglia distrutta, la sua, moglie e due figli e annientata quella del proprio sangue con l'uccisione del padre Damiano, della sorella Pasana di 50 anni, e di suo cognato Salvatore Bisci di 66. Una vita cambiata anche per il nipote di undici anni, figlio della coppia uccisa, unico di quella piccola famiglia ad essere scampato alla strage perché si trovava a scuola. Alla base di tutto, secondo gli inquirenti, profondi malintesi per presunte ingiustizie nella divisione delle proprietà.
Nazareno Dinoi su Quotidiano
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