Per la Procura antimafia di Lecce che lo indaga e per i tre dichiaranti, suoi coimputati, che hanno rilasciato dichiarazioni accusatorie ed auto accusatorie, Nazareno Malorgio faceva parte della cupola mafiosa che controllava il mercato della droga e gestiva il crimine nel territorio Messapico. Per il 44enne, invece, con alle spalle altre condanne per reati di mafia, le accuse sono false e inventate.
Così il presunto boss ieri ha fatto la sua «requisitoria» ribattendo ogni rigo dell’ordinanza nelle parti che riguardano i reati a lui contestati.
Malorgio che è difeso dall’avvocato Antonio Liagi, aveva espresso il desiderio di essere ascoltato dopo le dichiarazioni accusatorie e auto accusatore dei tre dichiaranti, Elio Palmisano, Gianluca Attanasio e Domenico Alessandro Andrisano, il primo sospettato come Malorgio di far parte della Cupola e quindi accusato di associazione mafiosa, gli altri due coinvolti in qualità di presunti spacciatori di sostanze stupefacenti.
Rispondendo alle domande del gup Marcello Rizzo, Malorgio ha cercato di smontare le accuse sul suo conto soprattutto quelle che provengono dai tre che hanno deciso di collaborare con l’accusa. Secondo costoro, l’imputato avrebbe avuto il compito di rifornire di eroina il mercato dello spaccio oltre ad aver organizzato alcuni attentati punitivi funzionali all’organizzazione mafiosa.
Il 44enne manduriano che ha già scontato pene detentive per reati di mafia, ha respinto punto per punto le accuse contestando nei particolari alcune dichiarazioni di chi lo mette in mezzo. Facendo notare, ad esempio, come alcuni episodi che gli vengono contestati sarebbero avvenuti quando lui si trovava ancora in carcere per altri reati. Malorgio si è poi soffermato sulle dichiarazioni di Palmisano facendo notare delle incongruenze e differenza di versioni contenute nelle sue dichiarazioni. Leggendo i verbali di Palmisano del 12 e del 14 luglio scorso, relativi alle sue «confessioni» davanti al pm dell’antimafia, Milto Stefano De Nozza, Malorgio ha fatto notare la discordanza delle due versioni per quanto riguarda la sua presunta partecipazione all’organizzazione malavitosa: assente nel primo verbale e attiva nel secondo.
Invitato dal gup a fare domande all’imputato, il pubblico ministero De Nozza non ha ritenuto utile farlo facendo così chiudere l’udienza che è stata rimandata al prossimo 10 dicembre. In quella occasione la parola toccherà alla pubblica accusa che formulerà le richieste di condanna mentre il 17 dicembre inizieranno le arringhe dei difensori.
Quasi tutti i 40 imputati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato che comporta la riduzione di un terzo della pena eventualmente da infiggere. Dei quattro pregiudicati sospettanti di dirigere la cupola, Nazareno Malorgio, Valter Modeo, Elio Palmisano e Giovanni Caniglia, solo quest’ultimo è rimasto in silenzio preferendo, al momento, non raccontare la sua versione dei fatti.
Alla sbarra ci sono 40 imputati tutti coinvolti nell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Lecce denominata «Cupola», appunto, che all’alba del 14 ottobre scorso ha fatto scattare le manette ai polsi di 23 pregiudicati manduriani e di altri comuni confinanti.
A vario titolo devono rispondere di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri delitti contro la persona e il patrimonio tra cui rapine e estorsioni aggravati dal metodo mafioso.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Marco
sab 16 ottobre 2021 07:42 rispondi a MarcoMettete spesso foto col sorriso in molti articoli di cronaca nera...non mi sembra professionale. ??