C’erano anche i carabinieri e gli agenti della Digos, ieri sera, nella sala consiliare del comune di Avetrana dove si è tenuta la riunione indetta dal sindaco Antonio Minò, con tutti i rappresentanti dei movimenti, partiti e comitati ambientalisti dei comuni di Erchie, Manduria e Avetrana, i cosiddetti «irriducibili» che ancora si oppongono alla costruzione del depuratore consortile Manduria-Sava previsto sulla costa. Il punto all’ordine del giorno era l’annunciata apertura del cantiere prevista per lunedì 15 aprile in zona Urmo-Specchiarica, marina di Manduria. Da dire subito che la linea scelta, dopo i numerosi interventi dei presenti, tutti «guardati a vista» dalle forze dell’ordine che certamente non erano lì per caso, è stata quella morbida. Niente catene umane, né manifestazioni di protesta per impedire l’avvio dei lavori. «Al limite – è stato detto – ci sarà qualche osservatore che seguirà a distanza le operazioni d’insediamento delle prime strutture del cantiere». Comportamenti miti, quindi, ma senza rassegnazione perché l’obiettivo resta quello di sempre: dislocare l’opera il più lontano possibile dalla costa (attualmente è prevista a meno di due chilometri dal mare ed è circondata da due aree protette e da un sito di importanza comunitaria). A non far dormire soprattutto gli avetranesi, è la vicinanza del depuratore alla loro unica zona residenziale e turistica (Urmo-Belsito), densamente occupata da villette e attività di ristorazione ed alberghiere che si troveranno a fare i conti con enormi vasche di depurazione dove arriveranno ogni giorno diecimila metri cubi di reflui provenienti dalle fognature di Sava e Manduria.
Le iniziative messe nero su bianco ieri sono di due tipi: politiche e giudiziarie. Intanto si è deciso di presentare un esposto-querela al responsabile del procedimento per aver dato il via ai lavori ad un progetto di cui non si conosce ancora la parte più importante, quella dello scarico finale di emergenza. «A meno che – è stato ricordato ancora una volta ieri – non si voglia insistere con lo scarico in mare perché l’unico progetto conosciuto e approvato sinora è quello con la condotta sottomarina».Ipotesi questa che da ogni parte, nell’Acquedotto pugliese e nella Regione Puglia, viene da tempo smentita perché sostituita con un non meglio definito sistema di scarico su suolo che entrerebbe in funzione non più di dieci volte all’anno quando le precipitazioni piovose saranno eccezionali o quando qualcosa non funzionerà nel sistema a monte. (Il grosso dei reflui depurati saranno impiegati in agricoltura). Altra arma presa in considerazione ieri è quella di un ricorso d’urgenza ex articolo 700 per sospendere i lavori del costruendo depuratore.
L’altra strada decisa è quella dell’interessamento della politica. Per questo nei prossimi giorni sarà organizzata una trasferta a Bari sotto la sede della regione Puglia, per una manifestazione pacifica alla quale dovrebbero partecipare soprattutto i sindaci dei territori interessati (il primo cittadino di Avetrana si farà carico di invitare i suoi colleghi di Maruggio, Erchie, Torricella, Manduria e Sava da escludere perchè contrari a qualsiasi dislocazione), con i rappresentanti politici e cittadini.
Al tavolo dei relatori erano presenti i rappresentanti del Pd di Avetrana con i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, di «Manduria Noscia», dei comitati spontanei di Avetrana e Erchie, del movimento politico «Idea» e naturalmente l’amministrazione comunale nella persona del sindaco.
Nazareno Dinoi
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