«Ho appena ricevuto una chiamata dal Comitato Italiano Paralimpico Puglia dove mi si comunica che per merito di una pomata non posso partecipare alle manifestazioni sportive dove c’è il marchio Cip Puglia. Mi scuso per l’inconveniente». Con questo laconico post reso pubblico sulla sua pagina Facebook, il vicecampione del mondo di triciclo, il manduriano Leonardo Melle, ha messo fuori una verità che lo angustiava da mesi e che non aveva mai reso pubblica per pudore ma soprattutto per la sua assurdità.
Gli organi di controllo della sua Federazione lo hanno sospeso da ogni attività agonistica sino al 22 luglio prossimo per averlo trovato positivo ad una sostanza vietata. «Ho persino paura a nominare quel termine, ma non sono dopato, ho solo usato una pomata per il trattamento di un’ulcera ad un dito del piede che la mia disabilità non permette di far guarire come a tutti». Il campione paralimpico, che grazie allo sport è riuscito a superare la sua grave disabilità smentendo le previsioni dei medici che per gli esiti di una emorragia cerebrale gli avevano prognosticato una vita su sedie a rotelle, ha le lacrime agli occhi quando mostra la piaga e la pomata incriminata. «L’avrò messa un paio di volte e sono stato io stesso a comunicarlo durante un controllo a cui siamo periodicamente sottoposti», racconta Melle esprimendo dubbi sull’autenticità di quei risultati. Il medicamento in questione è la «Trofodermin», un preparato che si acquista senza ricetta indicato per il trattamento delle ferite infette, le ustioni e le piaghe in genere. Contiene un antibiotico e il «clostebol», uno steroide anabolizzante derivato del testosterone che rientra nelle sostanze proibite. Il «clostebol», per capire, venne utilizzato dagli atleti della Repubblica Democratica Tedesca per aumentare le prestazioni fisiche.
«Niente che possa riguardarmi – sottolinea l’atleta -, se avessi saputo non avrei detto di averla usata, pensavo che per noi disabili si usasse un po’ di tolleranza perlomeno su certi medicamenti che per noi sono di uso periodico».
Nelle parole del 48enne c’è rabbia e delusione. «Sono sicuro che se quello che è successo a me fosse accaduto ad un atleta di un’altra regione tutti si sarebbero ribellati e avrebbero gridato allo scandalo». Melle si sente isolato e solo. Non trovando sostegno dal governo sportivo, spera in qualche appoggio della politica. «Ho interessato il presidente Michele Emiliano – dice - il quale mi ha fatto sapere che avrebbe perlomeno studiato il mio caso». Intanto la prossima gara in programma il 7 aprile rischia di saltare. «Peccato – sospira Melle – ci tenevo a stare con i miei colleghi, con il mio capitano Carlo Calcagni e tra la mia gente». La gara in questione partirà da San Cataldo di Lecce per un percorso di 200 chilometri nel Salento. Sui manifesti, già diffusi, c’è anche il nome di Leonardo Melle con quelli di altri 8 atleti paraolimpici ognuno campione di triciclo, Mtb tandem e handbike. «Chissà, un miracolo», sospira il campione manduriano che anche in questo caso non si arrende.e spera che qualcosa cambi.
Nazareno Dinoi
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