Fabiola Molendini | © La VoceAncora niente scuola per Ludovico. Il piccolo scolaro della prima classe delle elementari dell’istituto «Gigante» di Sava, affetto da una grave disabilità di natura genetica, deve ritardare ancora l’inizio dell’anno scolastico perché la burocrazia che si occupa dell’integrazione scolastica si è trovata impreparata. Ieri sua madre Fabiola Molendini, protagonista il giorno prima di una coraggiosa protesta che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema degli scolari «speciali» abbandonati, ha preferito tenere suo figlio a casa evitandogli un altro trauma di disadattamento che potrebbe ritardare l’integrazione così necessaria a quelli nelle sue condizioni. Con la sua denuncia-video che ha fatto il giro dei social (ha filmato il momento in cui lasciava la scuola con il sottofondo delle urla del figlio privo di assistenza specialistica), la «mamma coraggio» ha catalizzato su di sé i lamenti di tante altre mamme afflitte dal suo stesso problema. «Da ieri – dice -, mi giungono notizie da tanti genitori e insegnanti in grossissime difficoltà in tutti i comuni dello stesso ambito sociale 7 di cui Manduria è capofila; non solo da Sava – prosegue -, ma anche da Maruggio, Manduria, Avetrana, mamme sfortunate a cui come me non è andata così bene con le istituzioni».
La donna che non porterà suo figlio a scuola sino a quando non ci saranno le figure indispensabili alla sua inabilità (insegnante di sostegno e operatrice socio sanitaria con esperienza in linguaggio dei segni e nell’approccio con l’autismo), se la prende con quella categoria che lei definisce «degli amministratori dormienti». Funzionari pubblici, politici e commissari che «nel 99 per ceno dei casi – dice - non conoscono la materia di cui stiamo parlando; eppure – aggiunge Molendini - questi argomenti dovrebbero essere “pane quotidiano” per tutti voi che ricoprite incarichi specifici». Lo sfogo della mamma di Ludovico non risparmia nessuno ma il suo attacco è rivolto soprattutto alla parte burocratica a cui lo Stato affida la gestione delle disabilità. «Recatevi personalmente presso le scuole e le famiglie, i vostri ruoli sono delle vere e proprie missioni, richiedono empatia e umanità, oltre che, innanzitutto, seria conoscenza della materia. Altrimenti – conclude - statevene a casa, dimettetevi e cambiate attività lavorativa, se non avete le giuste competenze e soprattutto non avete voglia di acquisirne, meglio rinunciare».
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