La notizia della presenza di un daino femmina nelle campagne di Manduria ha suscitato subito curiosità e interesse da parte di molti lettori e in particolare degli animalisti. Nel pomeriggio di martedì il responsabile del versante orientale jonico del WWFFrancesco Di Lauro si è recato sul posto per cercare di recuperarlo insieme al veterinario Patrizio Fontana cercando inutilmente di sedarlo. Si suppone che l’animale che noi abbiamo battezzato con il nome del famoso cartoon, Bambi, possa essere scappata da un allevamento della zona dal momento che non sembrerebbe esserci alcuna denuncia per smarrimento. Sembra trovarsi a suo agio nelle nostre campagne.
L’ambientalista salentino Oreste Caroppo, esperto cultore di flora e fauna del Salento, scopritore di una varietà di quercia unica, battezzata Quercia elegante di Carpignano Salentino, e a lui dedicata nel nome scientifico “Quercus caroppoi” dai botanici dell’ Università del Salento che hanno approfondito lo studio della rarità scovata,lancia una proposta agli enti ecologisti per favorire l’ambientazione del daino, così come è stato per i fenicotteri rosa nella Salina dei Monaci, anche eventualmente rilasciando altri esemplari nel territorio manduriano così come è già avvenuto altrove. «Grazie all’impegno dei manduriani - dichiara Caroppo-, nella salina dei Monaci oggi i fenicotteri rosa sono in espansione non solo in tutto il Salento ma in tutto il meridione e va aggiunto che non può essere un caso - prosegue l’ambientalista -, se in circa un anno in Puglia siano stati ritrovati cinque altri daini nelle campagne di Tricase, Giovinazzo, Lizzano; dopo i fenicotteri ritornino nel Salento anche i daini - aggiunge l’ambientalista che conclude -: stop alla cattura, si alle reintroduzioni! Rivogliamo colonie di Bambi nei nostri campi, agroforeste di ulivi e parchi!». Sarebbe un’ottima occasione per incrementare il turismo naturalistico della città messapica.D’altra parte il daino era presente a Manduria e nel resto del Salento (vedi studi paleontologici dei depositi tardo-pleistocenici di Avetrana) e nel resto del Salento già nel Pleistocene, come nei recenti secoli passati. Ossa di questo particolare cervide sono esposti in vari musei della nostra regione e ancora nell’800 il botanico Martino Marinosci nella sua opera “ La Flora Salentina” facendo riferimento al comprensorio dell’Arneo e in particolare a San Pietro in Bevagna descriveva la massiccia presenza di animali selvatici quali i daini appunto oltre a cervi, caprioli, scoiattoli, donnole, tassi, puzzole, linci e tante altre specie ancora prima che fossero realizzate le opere di prosciugamento delle paludi e il dissodamento dei terreni.
Karja Zaccheo
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3 commenti
S D
gio 12 ottobre 2017 05:39 rispondi a S DSi potrebbero introdurre all'interno del bosco Cuturi il quale rappresenterebbe un luogo ideale per questi animali
Daniele Vigna
ven 13 ottobre 2017 07:55 rispondi a Daniele VignaLa reintroduzione in un ambiente non consono come quello attuale del territorio in questione è un proposta priva di qualsiasi validità scientifica che non ha nessun senso conservativo, anche perché la specie in questione non avrebbe nessun predatore naturale che ne argini l'aumento progressivo della popolazione che costituirebbe ad un certo punto più un problema che una risorsa con buona pace ahimè di cacciatori dal grilletto facile... L'ambientalismo quando non si basa su solide basi scientifiche è più un esercizio narcisistico che un servizio all'ambiente, e anche i giornalisti dovrebbero prima consultare i veri esperti quindi persone laureate nel campo o docenti Universitari prima di dar voce a proposte forse affascinanti mediaticamente ma scientificamente prive di concretezza.
giovanni cazzato
gio 12 ottobre 2017 07:11 rispondi a giovanni cazzatomagari anche qualche stambecco e due orsacchiotti