Svelato il mistero delle pietre in equilibrio lasciate sulla spiaggia della marina di Manduria (zona Specchiarica – Salina del Conte quella delle foto di ieri e non come erroneamente riportato, Monaco –Mirante). L’autore della “sculture a tempo”, nel senso che hanno vita più o meno breve a seconda del fattore estero - vento, pioggia o la mano dell’uomo - che la scomporrà, si chiama Raffaele Ildebrando Pinto, per gli amici Lele Pinto.
Le foto
E’ stato lui, sabato 15 settembre, a lasciare sulla spiaggia la composizione di pietre in equilibrio finita poi su La Voce di Manduria grazie al lettore Salvo Malagnino che, incuriosito, le ha fotografate e pubblicate su Facebook.
A farsi avanti, poi, è stato lo stesso Lele Pinto lasciando un post su La Voce dove rivendica l’opera. Abbiamo quindi cercato di approfondire la sua conoscenza ed anche la sua arte.
Pinto ha 47 anni, manduriano, è disegnatore e illustratore e vive a Manduria e lavora a Ostuni come senior industrial designer per Telcom Spa, azienda leader nella lavorazione delle materie plastiche.
Da sempre affascinato dalle discipline meditative (pratica per questo il tiro con l’arco), quattro anni fa, leggendo un articolo sull’artista giapponese Chitoku Ishihana, ha scoperto lo “stone balance tre” antico metodo meditativo orientale.
«Da allora, in assoluta discrezione – racconta l’artista -, ho lasciato tracce delle mie meditazioni in diversi punti lungo la costa e in campagna nel nostro territorio. Queste composizioni – spiega - hanno il loro scopo principale nell’atto compositivo, ma non mancano mai di trasmettere pace ed equilibrio a chi le ammira da spettatore. Non è un’arte impossibile, come può venire da pensare osservandole da vicino, ma è molto importante apprendere il metodo per concentrare il proprio “IO”, purificato da ogni dubbio di riuscire, sul gesto semplice e quasi impercettibile che separa la “presa” dal lasciare in equilibrio le pietre».
Leggendo i numerosi commenti di chi ha visto le immagini e la notizia pubblicate su La Voce, Pinto sta valutando la possibilità di organizzare dei corsi per chi desidera avvicinarsi a questa forma d’arte. «Fondamentale – dice - è utilizzare le pietre che si trovano sul posto e lasciare nello stesso luogo ciò che si è fatto. Nessun sentimento di possesso o conservazione deve essere associato alle composizioni. Saranno il vento, la pioggia, o un incredulo – conclude - a farle ritornare pietre sparse pronte per altri equilibri».
Un ultima “stranezza” dell’artista: «Sino a ieri i miei sono stati privati e intimi momenti di meditazione, per questo non ho mai fotografato e condiviso le composizioni sui social. Mi sono sempre divertito in questi anni a cercare i commenti della gente che trovava le pietre così posizionate, commenti sempre molto fantasiosi».
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