Giuseppina Dinoi, la 71enne manduriana barbaramente uccisa dal suo compagno, Pietro Dimitri, la mattina del 12 ottobre scorso nel piccolo appartamento delle case popolari del rione Barco, aveva confidato ad un’amica l’intenzione di lasciarlo. La circostanza è emersa ieri nell’udienza in Corte d’Assise che vede alla sbarra il 75enne manduriano, Pietro Dimitri, omicida reo confesso.
A rivelarlo è stata una vicina della donna uccisa che è stata ascoltata come testimone del pubblico ministero Remo Epifani. La coinquilina di Dinoi ha detto che in più occasioni la vittima si era recata a casa per il caffè confidandosi con lei per i contrasti nati con il suo compagno di natura economica. La povera 71enne per diversi anni avrebbe provveduto ad ospitare l’uomo nella sua casa e a sostenerlo in tutto, ma ultimamente non si sentiva ricambiata per cui aveva espresso il desiderio di troncare il rapporto e cacciarlo da casa. L’uomo, ex imprenditore edile in rovina, dopo la separazione dalla moglie non aveva un alloggio.
Oltre alla vicina di casa ieri è stato sentito anche il medico psichiatra che ha avuto un colloquio con il femminicida subito dopo l’arresto. Secondo lo specialista Dimitri era lucido e collaborante e non presentava disturbi patologici del comportamento. L’ex imprenditore che rischia l’ergastolo ha colpito la sua convivente per 55 volte con il taglierino in un arco temporale di circa quindici minuti. «Si può ritenere – si legge nelle carte dell’accusa - che l'indagato non abbia agito sotto l'impulso di un improvviso impeto, quanto invece per il probabile risentimento causato dal rifiuto della vittima di fornirgli denaro da spendere nelle scommesse essendo egli, per sua stessa ammissione, affetto da ludopatia».
In aula non era presente l’imputato difeso dall’avvocato Dario Blandamura, ma solo due sorelle della vittima, assistite dall’avvocato Lorenzo Bullo, che hanno ascoltato in silenzio il racconto della vicina. La prossima udienza è stata fissata per il 7 ottobre.
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