La sentenza di primo grado emessa ieri sera del processo «Cupola», nato dall’inchiesta dell’antimafia di Lecce ha inflitto 229 anni di reclusione ai 32 imputati che hanno scelto il rito abbreviato assolvendone tre. Le pene più severe, 20 anni a testa, sono toccate ai tre manduriani Walter Modeo, Giovanni Caniglia e Nazareno Malorgio (l’accusa sostenuta dal pm Milto De Nozza aveva chiesto la stessa pena) ritenuti a capo dell’organizzazione mafiosa che secondo gli inquirenti aveva riorganizzato la frangia manduriana della sacra corona unita.
Sette anni e 7 mesi per Elio Palmisano, anche lui manduriano, indicato inizialmente come quarto uomo della cupola e successivamente passato al ruolo di dichiarante di giustizia con altri due imputati, Gianluca Attanasio e Domenico Alessandro Andrisano condannati a 4 anni e 10 mesi il primo e a 4 anni il secondo.
Il reato di associazione mafiosa è stato riconosciuto per Caniglia, Modeo, Malorgio, Palmisano, Domenico Andrisano, Alessandro Andrisano, Gianluca Attanasio, Mario Buccoliero, Maurizio Malandrino, Raffaele Malandrino, Michele Trombacca, Angela Maria Pedone e Pietro Spadavecchia. Costoro sono stati inoltre condannati al risarcimento del danno riconosciuto al Comune di Manduria costituitosi parte civile quantificato in centomila euro.
Nazareno Dinoi
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