«Il carcere mi ha aiutata ad uscire dalla tossicodipendenza». A raccontarlo è Paola Aceti, prima cuoca e poi scrittrice, di origini romane, succube da anni della droga. La detenzione l’ha salvata perché costretta a riflettere su sé stessa e i suoi errori. E poi la cura. Un libro, scritto durante la pandemia: “Esiste la luce nel buio”, che è anche una guida per chi si sente ancora perso.
La droga lei la chiama «l’anestetico», la sostanza che cristallizza i traumi. Quelli che per Paola nascevano da complicati rapporti famigliari e relazioni sentimentali distruttive. Prima però, da adolescente, c’era stato anche l’alcool e a trent’anni la cocaina. Poi un gesto estremo: la rapina. «Quando ti droghi arrivi a compiere questi gesti estremi, solo per farti», spiega la ex tossicodipendente rievocando le ferite del suo passato.
Il racconto
«Ho iniziato a bere a 17 anni e a drogarmi dopo la separazione del mio ex marito – ha spiegato la donna -. Mi sentivo sola e ho avuto un crollo psicologico». La vita di Paola è stata costernata, sin da giovanissima, da una insopportabile solitudine: si sentiva abbandonata e senza speranza di vivere una vita d’amore, sebbene fosse circondata da tante persone. «Gente sbagliata però», come specifica lei stessa. Incontri malsani che l’hanno portata dritta in carcere quando, insieme al suo ex compagno, ha compiuto un atto delinquenziale. «La colpa è di entrambi – ha voluto precisare Paola -, ma quel gesto estremo, quella rapina per poter comprare la droga, mi ha poi salvato perché ci hanno beccati subito e ho sentito quasi un sollievo», ha dichiarato inaspettatamente la donna. Il carcere quindi le ha permesso di riflettere, di fare un’autoanalisi e di «amarmi», dice. Una nuova solitudine, positiva e costruttiva stavolta, che l’ha obbligata a mettere ordine nella sua vita e a voltare definitivamente pagina.
E una nuova vita c’è stata, anzi c’è, per Paola, oggi sia cuoca che scrittrice. Dopo l’esperienza «senz’altro dura ma formativa del carcere», come ha raccontato, ha deciso di scrivere un libro curativo e d’esempio per chi è ancora dipendente dalla droga. «L’ho scritto durante la pandemia da Covid-19, perché essere chiusa tra quattro mura mi ha fatto rivivere quei giorni di reclusione. Una claustrofobia produttiva – ha spiegato -, perché mi ha portato oggi fin qui, e spero questo libro sia d’esempio per molti altri», ha concluso Paola con un grande sorriso e stringendone con orgoglio una copia in mano. Il suo libro, "Esiste la luce nel buio" edito da Casa Editrice Kimerik e acquistabile in tutti gli store on line.
Marzia Baldari
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