È giusto proibire l’uso dei cellulari a scuola? Se si ritiene «soddisfatta» di questo la rettrice del liceo Malpighi di Bologna, Elena Ugolini, la cui decisione di vietarlo nel suo istituto ha fatto tanto scalpore, cosa penseranno di questa iniziativa insegnanti e presidi della città messapica? Abbiamo sentito alcuni pareri.
Maria Rita Pisarra, direttrice dell’istituto comprensivo Michele Greco, non ha dubbi e la sua risposta è netta: «Sì. Sono assolutamente d’accordo con l’abolizione dei cellulari a scuola», dice senza troppi giri di parole. La dirigente seguirebbe ben volentieri le orme della Ugolini, ma non sono dello stesso suo parere Annalisa Scarafile e neppure Giuseppina Di Napoli, la prima docente manduriana di inglese alla scuola media Chionna di Lizzano e la seconda di storia dell’arte al liceo De Sanctis Galilei di Manduria. «Vietare i cellulari a scuola non ha senso - ci ha spiegato Scarafile -, perché il telefono è uno strumento che viene consegnato dalla famiglia sin dalla tenera età». I docenti non possano sostituire, o peggio «mettersi in contrasto» con i genitori, ci ha riferito l’insegnante che poi ha precisato: «Più che vietare bisogna responsabilizzare gli studenti ad un uso corretto di questi dispositivi capendone i rischi».
Anche per Giuseppina di Napoli del liceo Galilei di Manduria lo smartphone «non è da eliminare», ma «bisogna solo avere la pazienza di far capire ai ragazzi in quale occasione adoperarlo». Di Napoli nelle sue ore di lezione fa quindi utilizzare i cellulari agli alunni solo per determinate attività: «Io lo faccio utilizzare durante le spiegazioni – chiarisce la donna -, per cercare opere che non hanno sui libri, oppure per registrare le lezioni». Insomma per entrambe il dispositivo digitale è uno strumento utile se usato propriamente. Ma è la professoressa Scarifile ad aprire due temi molto dibattuti, quello dell’acquisizione delle digital skills e quello dei divario digitale: «Va fatto comprendere – ha spiegato -, che un dispositivo come appunto il telefono può diventare uno strumento utile anche per l'acquisizione delle competenze digitali e per sviluppare alcuni contenuti visto che – precisa Scarafile -, nelle scuole mancano computer, tablet etc.», conclude. L’assenza di strumenti digitali in molte scuole manduriane è quindi un argomento interessante perché palesa l’arretratezza e la distanza tra un mondo generazionale, quello Z, proiettato verso lavori del futuro, e una scuola che non offre le giuste risorse per affrontare l’attuale mercato del lavoro.
«Ci sono anche momenti in cui li minaccio di far volare il telefonino fuori dalla finestra, - scherza Di Napoli salutandoci -, o di portarmelo a casa fino al giorno successivo. Queste minacce sono fatte con tono ironico, ma funzionano sempre».
Marzia Baldari
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.
1 commento
Mandurianolibero
sab 24 settembre 2022 09:16 rispondi a MandurianoliberoPer me basterebbe fare come a teatro, installare i dispositivi che non permettano la ricezione durante le ore di lezione a professori ed alunni. Ca noni ca quiddi so diversi